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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Bonus 200 euro: chi rischia la beffa

Non mancano le criticità. La misura costerà alle casse dello Stato circa 6,3 miliardi di euro

Verrà erogato automaticamente a tanti, non a tutti, il bonus 200 euro. Sarà così solo per lavoratori dipendenti, pensionati e titolari di reddito di cittadinanza con un reddito annuale lordo inferiore a una certa soglia, che vedranno arrivare i 200 euro netti in pagamento a luglio. I disoccupati con Naspi e Discoll e i lavoratori domestici dovranno presentare domanda. I collaboratori domestici dovranno presentare un’apposita domanda presto gli istituti di patronato, a differenza dei titolari di Reddito di cittadinanza che, così come i lavoratori dipendenti e i pensionati, si vedranno arrivare direttamente con la mensilità di luglio i 200 euro. Per i pensionati è una vera boccata d'ossigeno. A luglio arriva un maxi-cedolino con pensione, “quattordicesima” e bonus da 200 euro al 30% della platea di 13,7 milioni. I lavoratori autonomi per conoscere la soglia di reddito sotto la quale scatterà il bonus dovranno attendere un decreto attuativo che i ministeri del lavoro e dell’Economia metteranno a punto entro metà giugno, probabilmente già entro fine maggio.

Bonus 200 euro: ultime notizie

Tra luglio e settembre il bonus da 200 euro stanziato dal Governo arriverà a una maxi platea di 31,5 milioni di cittadini italiani, su 59,5 milioni di abitanti registrati nel 2020: l'una tantum da 200 euro costerà alle casse dello Stato circa 6,3 miliardi di euro, che verranno finanziati dal rialzo della tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche dal 10% al 25%.

Nella busta paga di luglio molti lavoratori troveranno dunque l'accredito di 200 euro. Il bonus una tantum stabilito dal decreto Aiuti e da poco approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale è al netto delle imposte: 200 euro netti, non uno di più né di meno. Attenzione però: c'è i'l tetto dei 35 mila euro ma non solo, esiste anche il parametro della riduzione contributiva. Alcune categorie di fatto rischiano di restare escluse. Per avere i 200 euro bisogna aver usufruito (lo si può verificare in una delle buste paga da gennaio ad aprile) della riduzione contributiva dell’80%. Questo vale solo per i dipendenti che, oltre al reddito lordo, dovranno guardare anche alla presenza di questo parametro. Si può chiedere al datore di lavoro se è stato applicata la riduzione in una delle quattro buste paga. Per identificare i beneficiari dell’aiuto, il legislatore ha scelto una modalità singolare quindi, lo sottolineiamo. Invece di riferirsi al reddito del lavoratore, ha disposto che potranno fruirne coloro che, in almeno uno dei quattro mesi del primo quadrimestre di quest’anno, hanno beneficiato della riduzione contributiva dello 0,80%, prevista dalla scorsa manovra. Dunque, per i dipendenti, è stato prescelto un parametro di riferimento staccato dal reddito e dalla retribuzione lorda.

Rimaniamo su questo punto. Essersi agganciati alla normativa che regolamenta la riduzione dell’Ivs (0,80%) pone un problema non di poco conto. Infatti l’esonero contributivo spetta se la retribuzione imponibile previdenziale nel mese non supera i 2.692 euro (tranne a dicembre, mese in cui il limite è doppio). Come spiegato dall’Inps (circolare 43/2022), il controllo va eseguito mensilmente e non c'è alcun conguaglio annuale. Ci potrà essere così un impiegato del commercio che, con una retribuzione mensile lorda di 4mila euro (potenzialmente fuori dallo 0,80%), nel mese di febbraio - a seguito di un evento di malattia indennizzato dall’Inps - abbia avuto nel cedolino un imponibile previdenziale di 2mila euro (ridotto in quanto è intervenuta l’indennità di malattia che - essendo una prestazione di natura previdenziale – non sconta contributi). Per il solo mese di febbraio dunque il datore di lavoro ha riconosciuto lo sconto dello 0,8%, fattispecie che rende il dipendente destinatario anche dei 200 euro. Ma un altro impiegato nelle stesse condizioni, operante nel settore industriale in cui non è prevista la malattia a carico Inps, avendo ricevuto la retribuzione dal proprio datore di lavoro anche per i giorni di malattia, non ha beneficiato dello 0,80% e non riceverà i 200 euro. 

Il Sole 24 Ore evidenzia anche altre perplessità: per dirne una, sono esclusi tutti (e sono tanti) i docenti non di ruolo del settore scolastico con incarico che termina il 30 giugno 2022. Si tratta di lavoratori che, con molta probabilità, hanno beneficiato dell’esonero dello 0,80% nel primo quadrimestre dell’anno in corso ma che, non avendo una “retribuzione” a luglio (condizione espressamente prevista dal Dl), in quanto non più in servizio, non potranno ricevere direttamente l’indennità dalla scuola; gli stessi peraltro, beneficiando della Naspi solamente dal mese di luglio 2022 in poi, non otterranno neanche il bonus dall’Inps.

Il bonus arriva direttamente in busta: il datore di lavoro pensa a tutto. Coloro che ricevono il reddito di cittadinanza lo riceveranno sulla card Poste Pay fornito dalle Poste (la rata di luglio del reddito di cittadinanza verrà integrata con l’indennità di 200 euro. Il bonus è erogato a condizione che nel nucleo beneficiario non ci siano soggetti che hanno diritto all’indennità in quanto appartenenti ad altre categorie), i disoccupati assieme all’assegno di disoccupazione. 

Tutti i requisiti del bonus 200 euro

I requisiti del bonus 200 euro sono specificati dal Decreto Aiuti 2022. Per i lavoratrici e lavoratori domestici, avere in essere uno o più rapporti di lavoro alla data del 18 maggio 2022. Per i titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa: avere contratti attivi alla data del 18 maggio 2022; essere iscritti alla Gestione separata e non essere iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie; avere un reddito derivante dai rapporti di lavoro non superiore a 35.000 euro nel 2021. Per i lavoratori stagionali, a tempo determinato e intermittenti: aver svolto prestazioni per almeno 50 giornate; avere un reddito derivante dai rapporti indicati non superiore a 35.000 euro per il 2021 (il riferimento è il reddito individuale, non familiare, e non contano gli aspetti patrimoniali). Per le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo: essere iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo; aver versato almeno 50 contributi giornalieri; avere un reddito derivante dai rapporti indicati non superiore a 35.000 euro per il 2021. Per per i lavoratori autonomi, privi di partita IVA, non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie: essere stati titolari di contratti autonomi occasionali riconducibili alle disposizioni di cui all’articolo 2222 del codice civile; per il 2021 deve risultare l’accredito di almeno un contributo mensile; essere già iscritti alla Gestione Separata alla data del 18 maggio. Per gli incaricati alle vendite a domicilio: avere un reddito nell’anno 2021 derivante dalle attività di vendita a domicilio superiore a 5.000 euro; essere titolari di partita IVA attiva; essere iscritti alla Gestione separata alla data del 18 maggio.

Fonte: Today

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