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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Benzina e diesel: perché il governo non interviene sulle accise

L'intervento governativo sullo sconto delle accise, generalizzato, come ai tempi del governo Draghi, è da escludere. Ecco i motivi

Novità di rilievo, al momento, sembrano non esserci. Da escudere infatti un intervento governativo sullo sconto delle accise, generalizzato, come ai tempi del governo Draghi. Nel 2023 ci sono stati, in meno di una settimana, aumenti di 18,3 centesimi per benzina e diesel (di cui 3,3 come componente Iva) e di 6,1 centesimi per il Gpl (5 centesimi di accisa più l’Iva). Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin lancia l'allarme per possibili speculazioni, ma ciò non significa che l'esecutivo Meloni interverrà in qualche modo sul prezzo dei carburanti. Secondo il Sole 24 Ore, si punta di più su una pressione indiretta, "diciamo su una moral suasion, che porti le compagnie petrolifere ad assorbire subito le variazioni in diminuzione della materia prima".

Aumenta il prezzo di benzina e diesel

Unione energie per la mobilità (oggi Unem, ieri Unione petrolifera), i petrolieri italiani, respingono al mittente le accuse di possibili manovre speculative sul prezzo dei carburanti. I rincari del nuovo anno dipendono, spiegano loro stessi in una nota, dalla cancellazione del taglio delle accise: lo dimostra il fatto che gli effetti economici del provvedimento sui prezzi di benzina e diesel, pari a 0,183 euro al litro, sono più o meno uguali agli aumenti alla pompa. Nel contesto generale sui carburanti si registra infatti una fase di relativa tranquillità: gli acquisti di diesel hanno riportato le scorte su livelli accettabili e con le quotazioni del Brent sotto 80 dollari. Insomma, c'entrano le accise da pagare appieno, ora, sul prezzo alla pompa per gli italiani.

La data cerchiata in rosso sul calendario ora è il 9 gennaio, quando il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica pubblicherà il nuovo bollettino con la media dei prezzi della settimana, registrando il periodo 1-8 gennaio. Un intervento come nel 2022 non è pensabile, in soldoni. Perché il governo Draghi ha potuto finanziare, in gran parte, il taglio delle accise proprio grazie all'extra gettito derivante dall’aumento del prezzo dei carburanti. Ora non si può più fare, perché come stabilito nella nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre, il governo uscente ha incorporato tale extragettito nei tendenziali, facendo diventare, di fatto,  quelle maggiori entrate incassi ordinari, dunque non dirottabili a copertura degli sconti.

Inoltre le recenti indicazioni dettate dall'Europa e dall'Ufficio di bilancio suggeriscono più o meno velatamente di non procedere sulla strada di bonus generalizzati: meglio interventi selettivi. Ed è evidente che lo sconto sulle accise va a tutto vantaggio sia di chi possiede un'utilitaria di terza mano sia di chi ha Suv o Ferrari. L’esecutivo punta a tenere la linea, almeno per ora. Ma molto dipenderà da ciò che accadrà entro la fine di gennaio. In caso di impennata dei prezzi ai distributori,le cose potrebbero cambiare.

Sul prezzo finale alla pompa incidono, oltre al valore della materia prima, i costi di estrazione, raffinazione, stoccaggio, trasporto e il costo della distribuzione finale. A incidere tanto in Italia sul costo finale sono anche le accise e l'Iva. Tutti i Paesi tassano il carburante ma l'Italia resta tra i primissimi posti nella classifica per il peso fiscale a litro. Ci sono Paesi europei come la vicina Slovenia, la Bulgaria, la Romania, ma anche l'Austria e l'Albania dove si pagano anche 40-50 centesimi in meno. In Francia e Spagna il prezzo al litro rispetto all'Italia è in moltissimi distributori inferiore di 20 centesimi circa secondo le ultime rilevazioni (poi anche lì ci sono le eccezioni, a partire dai prezzi più alti in autostrada, come in Italia). Va infine ricordato che i gestori delle stazioni di rifornimento, a prescindere dal prezzo alla pompa, guadagnano solo 3,5 centesimi lordi al litro.

La posizione di Fratelli d'Italia

"La politica dovrebbe assumersi la responsabilità di descrivere la realtà e non di mistificarla. Capisco il periodo di campagna elettorale ma accusare il governo di Giorgia Meloni di aver lasciato gli italiani in balia di aumenti indiscriminati del costo di diesel e benzina rappresenta davvero demagogia pura", dichiara in una nota il senatore di Fratelli d`Italia Nicola Calandrini, presidente della commissione Bilancio a palazzo Madama. "Il governo, visto le ristrettezze di bilancio, ha dovuto fare - prosegue - delle scelte che, a differenza del taglio delle accise di cui hanno potuto beneficiare tutti i cittadini senza distinzioni di reddito, vanno invece nella direzione di migliorare le condizioni economiche delle fasce più in difficoltà. La scelta di non rinnovare il taglio sulle accise dei carburanti arriva in un momento in cui i prezzi di benzina e diesel sono diminuiti rispetto ai picchi di alcuni mesi fa. Nello stesso tempo, però, si sono destinate risorse per calmierare il caro bollette, per aumentare le pensioni minime, per tagliare il cuneo fiscale. Questi sono fatti, quelle della sinistra solo accuse infondate", conclude Calandrini.

"Non accettiamo lezioni dalla sinistra che con la sua scriteriata politica energetica ha contribuito a mettere in crisi il sistema produttivo Italiano - dice la deputata di Fratelli d'Italia, Beatriz Colombo - Il taglio di una parte delle accise, a partire dal 22 marzo 2022 stabilito dal governo Draghi, con il decreto Ucraina bis, misura fin dall'inizio transitoria, nasceva dalla necessità di arginare il forte aumento dei prezzi dei carburanti che avevano raggiunto la cifra di oltre 2,3 euro al litro per la benzina. Oggi la situazione è ben diversa, infatti il prezzo dei carburanti è ritornato ai livelli precedenti la guerra in Ucraina e nella media degli ultimi 10 anni. Per questo motivo, il Governo Meloni, ha deciso interrompere questa misura emergenziale e transitoria e destinare le risorse in maniera più mirata e a vantaggio delle fasce più deboli, attraverso il bonus bolletta, l'aumento delle pensioni minime ed il taglio del cuneo fiscale. Obbiettivo di legislatura è il taglio strutturale delle accise e questo non può avvenire attraverso uno strumento emergenziale effettuato in un periodo di crisi, del quale, la sinistra, con le politiche dei suoi governi, è responsabile", conclude l'esponente meloniana.

Alcuni dei video con le dichiarazioni del passato dei leader di Lega e Fdi sono diventati virali sul web nelle scorse ore. In pochi mesi Giorgia Meloni è passata dalla richiesta di abolire le accise sulla benzina (o almeno di dare un piccolo segnale in quella direzione) all'aumento di circa 20 centesimi al litro poco dopo i brindisi per festeggiare il nuovo anno.

Fonte: Today

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