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Cronaca

I dati sui ricoveri spaventano la provincia. Rischio zona arancione dal 3 gennaio

La rabbia di Fugatti in conferenza stampa: "I no vax mettono in ginocchio il sistema". Positivo il figlio del dg Ferro

"Oggi i non vaccinati sono quelli che stanno mettendo in ginocchio il sistema sanitario, grazie a loro probabilmente il Trentino entrerà in zona arancione. Senza no vax, saremmo in zona bianca". Non usa mezzi termini il presidente della provincia Maurizio Fugatti durante la conferenza convocata mercoledì 22 dicembre per fare il punto sulla pandemia.

E guardando i numeri è difficile dare torno al presidente: su 119 ricoverati, il 52% non è vaccinata, percentuale che sale al 65% (15 su 23) se si considerano le persone in terapia intensiva. "Si tratta di matematica e non è una casualità, l’incidenza del contagio è molto maggiore sui non vaccinati. Invito i trentini a riflettere su questo tema e a fare scelte che siano a beneficio della comunità. Da parte nostra abbiamo affrontato l'ipotesi di un obbligo vaccinale con una certa laicità, ma è un dato di fatto che chi non si vaccina rischia di mandare il Trentino in zona arancione" ribadisce Fugatti.

Ma quando potrebbe scattare la zona arancione? Tutto dipende dall'andamento del dato dei ricoveri: come ricorda anche Today, il nuovo cambio di colore scatta quando l'incidenza supera i 150 casi ogni 100mila abitanti, l'occupazione dei posti letto in area medica supera il 30% e quella in terapia intensiva supera il 20%. I dati del Trentino vedono già due parametri su tre sforati, cioè l'incidenza e le terapie intensive. Resta da valutare l'occupazione dei posti letto non critici: il limite del 30% in Trentino corrisponde a circa 150 posti occupati. Considerato l'andamento del bollettino negli ultimi giorni (l'aggiornamento di mercoledì parla di 120 ricoveri) si può pensare che la settimana prossima sarà sforato anche l'ultimo parametro, e lunedì 3 gennaio potrebbe arrivare la zona arancione. Ovviamente al momento sono tutte supposizioni, tutto dipenderà dall'andamento della curva nei prossimi giorni.

La zona arancione si avvicina: quando e per chi scatta il lockdown selettivo

Un altro fronte caldo è quello della riorganizzazione del sistema sanitario: confermata la necessità di sospendere o rinviare gli interventi chirurgici non urgenti per allestire dei posti di rianimazione covid. Il direttore generale dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari Antonio Ferro ha evidenziato come al momento si stia lavorando "a fisarmonica per limitare i danni". "Abbiamo un piano - ha precisato il direttore - che prevede l' aumento di ricoveri in rianimazione a Rovereto, dove ci sono 15 grossi interventi a settimana, per evitare il sovraccarico su Trento, dove invece gli interventi significativi per tumori impattanti e malattie cardiovascolari sono 25 o 30 a settimana".

Il dg ha poi usato come esempio quanto accaduto al figlio per far capire che il tampone rapido non è necessariamente sinonimo di sicurezza: "Ieri mio figlio è andato a sciare con un ragazzo che era stato a contatto con un soggetto positivo e avrebbe dovuto essere in quarantena. Il ragazzo si è fatto un tampone dopo due giorni, il tampone ha dato esito negativo e lui è andato a sciare con il gruppo di mio figlio. Lunedì poi è risultato positivo, così come oggi mio figlio" ha raccontato il dirigente dell'azienda ospedaliera, raccomandando così di non usare i tamponi come metro di sicurezza.

"Il tampo antigenico è molto poco sensibile nei confronti di un soggetto asintomatico" ricorda Ferro.

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