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Cronaca

Treno della memoria: il quarto giorno di viaggio dei trentini

"Un gelo che non resta fuori dalle mille imbottiture che abbiamo addosso per ripararci, ma che ci trapassa ed entra nelle più profonde stanze della nostra emotività, del nostro essere viventi e pensanti"

Di Filippo Bonadiman

Il freddo come ogni anno ci ha accolti a Cracovia al nostro arrivo e anche questa volta si è confermato nella giornata centrale del Treno della Memoria, quella della visita ai campi di concentramento di Auschwitz/Birkenau. Un freddo che oltre a sbattere contro la nostra pelle ci pervade nel profondo, ci scuote impattando contro i volti scoperti di più di settecento ragazzi intenti a guardare ciò che l'umano pensiero è riuscito prima a ideare e poi a realizzare per un piano di agnentamento totale di ciò che finora risulta essere unico nell'intero universo, ovvero la vita. Un gelo che non resta fuori dalle mille imbottiture che abbiamo addosso per ripararci, ma che ci trapassa ed entra nelle più profonde stanze della nostra emotività, del nostro essere viventi e pensanti. Questa mattina in queste condizioni fisiche e psicologiche quei ragazzi del treno della memoria sono entrati ad Auschwitz e si stanno confrontando con la parte più perfetta quanto atroce dell'espressione umana del male. Ragazzi che hanno scelto di scontrarsi con quello che è stato per meglio poter comprendere sia l'oggi, sia quello che potrà essere.

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