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Cronaca

Tornerà a casa il bambino della mamma “troppo” accuditiva

"La triste vicenda del bambino portato via con la forza a scuola che trascinato per terra dagli assistenti sociali nell’aprile del 2010 aveva lasciato atterriti anche i compagni di classe sta per risolversi. Ieri il tribunale dei minorenni di Trento ha deciso il ritorno graduale del bambino in famiglia"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

Riceviamo e pubblichiamo

Trento. La triste vicenda del bambino portato via con la forza a scuola che trascinato per terra dagli assistenti sociali nell'aprile del 2010 aveva lasciato atterriti anche i compagni di classe sta per risolversi. Ieri il tribunale dei minorenni di Trento ha deciso il ritorno graduale del bambino in famiglia. Prima alcuni pomeriggi, quindi nei fine settimana, in vista di un graduale rientro a casa dalla mamma e dal papà.

L'allontanamento del bambino era stato deciso dal tribunale in seguito a una perizia di una psicologa trentina che, a nostro avviso, rimane tuttora discutibile, e che è stata ridimensionata e reinquadrata entro binari più sensati dai nuovi periti, sebbene nemmeno loro siano stati completamente impeccabili: del resto la psichiatria e la psicologia aprono il fianco alla discrezionalità e alla soggettività e gli errori in queste discipline sono quasi inevitabili. Ma grazie all'ottimo lavoro dei consulenti della madre e del padre è stato possibile riportare un minimo di verità e di buon senso in questa vicenda. L'avvocato della mamma Francesco Miraglia ha affermato: "Sono molto soddisfatto di questo decreto che predilige i rapporti famigliari. Il lavoro del nostro studio, dei consulenti e dei legali, compresi quelli del padre, e di alcune associazioni è stato premiato."

Le vicissitudini di questo bambino avevano riempito le cronache cittadine sia per il fatto che aveva scritto su tutti i quaderni che voleva tornare a casa, sia per il suo rifiuto di tagliarsi i capelli finché non fosse tornato a casa. Infatti, dopo tre anni i capelli sono diventati molto lunghi, ora se vorrà potrà finalmente tagliarli. Ma non è tutto. Dopo l'allontanamento, il padre non ha mai visto il figlio per oltre due anni e solo grazie al riavvicinamento del padre e della madre, favorito anche da alcune associazioni e dagli avvocati e consulenti, è stato possibile ottenere un ripristino dei rapporti tra figlio e padre nonostante gli assistenti sociali. Solo il mutato atteggiamento dei genitori ha permesso la soluzione del problema che in presenza di una maggiore competenza dei servizi e dei professionisti coinvolti si sarebbe potuto risolvere tre anni fa, senza il trauma dell'allontanamento del bambino. E non abbiamo scelto a caso parola "nonostante", perché, sebbene il fallimento del progetto stabilito dalla perizia iniziale che aveva portato all'allontanamento fosse ormai evidente, i servizi sociali si erano orientati verso un prolungamento della condizione di "lontananza" dai genitori fino alla fine della terza media. Fortunatamente il pubblico ministero e il giudice non sono stati di questo avviso.

Nel marzo del 2011, monsignor Menghini aveva rivolto una supplica per la restituzione di questo minore alla sua famiglia: una supplica originata dalla conoscenza personale del bambino e della famiglia e dalla constatazione, derivante dal semplice buon senso, che il ritorno in famiglia era la soluzione migliore per il bambino. Ora anche i periti, il PM, il tribunale e gli stessi operatori del villaggio SOS hanno accolto e condiviso questa preghiera. Ci auguriamo che anche l'assistente sociale comprenda che la decisione del tribunale è corretta.

Nel Rapporto biennale 2011-2012 dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia si afferma che "tutte le esperienze mostrano che il capitale sociale costituito dalle relazioni familiari rappresenta un patrimonio che non potrà mai essere rimpiazzato da interventi sostitutivi che mettano in evidenza solo la fragilità e la debolezza delle famiglie". In base alle ultime sentenze, sembra che il tribunale di Trento stia facendo suo questo principio, a dispetto delle stravaganti e bizzarre teorie della psichiatria e della psicologia, come ad esempio la cosiddetta inidoneità genitoriale, che prediligono altre soluzioni più invasive e meno rispettose delle famiglie. Questo ci fa ben sperare per il futuro.

Silvio De Fanti
Vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

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