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Cronaca Centro storico / Via Giuseppe Verdi

Storia di una quarantena: la difficoltà di avere informazioni e la sensazione di abbandono

Tre linee di febbre, la telefonata al medico di base e la segnalazione all'Apss. Poi l'incertezza generale, perfino sulla data di fine della quarantena

Confusa, senza alcuna certezza se non quella di dover rimanere chiusa in casa. Fino a quando? Difficile dirlo. In una parola: abbandonata. E' questa la sensazione perenne che ha spinto una nostra lettrice a raccontarci la sua storia. Il 21 aprile scorso, sentendosi un po' stanca, si è misurata la febbre: 37,3°, nessun altro sintomo. Si è rivolta al suo medico di base che ha segnalato lei ed il suo coinquilino all'Apss, secondo la prassi adottata per l'emergenza. "Questa è solo la mia di storia - ci scrive Elisa - solo quando ci sei dentro scopri di non essere l'unica in questa situazione e di quante sono le persone lasciate nell'incertezza. Dai racconti di altre persone emerge che ad ognuno è stata detta una cosa diversa. Io capisco che poi per ogni caso specifico ci possano essere delle variazioni ma da quello che ho potuto riscontrare non esiste un protocollo di base uguale per tutti".

"Dopo la prima telefonata ho sempre chiamato io"

Elisa è una delle tante persone che si sono ritrovate in quarantena senza sapere se hanno contratto il coronavirus oppure no. Il numero totale non è mai stato diffuso. Come vedremo, il tampone ha dato esito negativo, ma le peripezie per conoscere la data del test sono state lunghe e sicuramente non l'hanno aiutata ad affrontare con consapevolezza il suo stato. "Al terzo giorno di febbre ho telefonato al mio medico, che ha fatto la segnalazione - ci racconta - all'indomani sono stata contattata dall'Azienda sanitaria, poi più nulla. Il certificato di isolamento fiduciario prevedeva come data di fine 6 maggio. In tutto l'arco di tempo che è passato dalla segnalazione ad oggi non ho più ricevuto nessuna chiamata ne da parte dell'Azienda Sanitaria ne da parte del medico di base, ma è stato lasciato a me e alla mia responsabilità tenere aggiornato almeno il medico di base degli sviluppi. Capisco di non essere un caso a rischio, io ho 33 anni e oltre alle 3 linee di febbre non ho avuto altri sintomi, ma per questo devo essere "abbandonata"?

Il tampone: la data può variare anche di dieci giorni

"Giovedì 30 aprile ho chiamato, come m'era stato detto, il numero per prendere appuntamento per il tampone. Inizialmente me lo hanno fissato per l'8 maggio, ma quando ho iniziato a chiedere anche per il mio coinquilino la risposta è stata che a lui non lo avrebbero fatto: essendo residente in Primiero doveva contattare il suo medico di base e capire con lui come procedere. Una risposta che m'ha lasciata molto interdetta. Anche a lui l'isolamento è dato fino al 6 maggio, quindi potenzialmente dopo quella data lui è libero di uscire? Senza sapere prima l'esito del mio tampone? E se fosse lui quello contagiato ma asintomatico? All'infinito elenco di domande la risposta è stata quella di anticipare il test del tampone ("così si mette il cuore in pace" mi hanno detto) a venerdì 1 maggio. Non volevo avere la precedenza, capisco che ci siano categorie per le quali è più importante il tampone, volevo solo avere una data certa". La sua vicenda dimostra che di certo, in una quarantena, non c'è nulla tranne l'obbligo di stare in casa.

"Dopo una settimana ho scoperto che non ero nemmeno in quarantena"

Nemmeno la scadenza della quarantena stessa è definita una volta per tutte, e questo mette i quarantenati in una condizione di profonda incertezza. "La cosa più assurda, che mi è stata detta solo il 30 aprile, è che la mia quarantena in realtà non è ancora partita in quanto presento ancora uno dei sintomi, la febbre (al momento ancora presente a 37.1), e che quindi la quarantena di 2 settimane parte a tutti gli effetti solo quando i sintomi sono svaniti, quindi la data del 6 maggio, scritta sul mio certificato, in realtà non è veritiera. Un'informazione che ritengo avrei dovuto avere alla prima chiamata, per avere tutti gli strumenti necessari per affrontare questa difficile e dincerta situazione anche a livello psicologico. Un conto è sapere di vivere in questo modo per due settimane tutt'altro scoprire solo in seguito che la situazione può proseguire per un tempo indefinito".

Il numero verde mi ha detto "cerchi su internet"

Nel frattempo la vita in due in un piccolo appartamento non è facile. Le questioni che si pongono sono infinite, e l'unico riferimento è il numero verde istituito dalla Provincia apposta per l'emergenza, ampiamente pubblicizzato. Anche in questo caso, però, di certezze Elisa ne ha trovate poche: "Sia io che il mio coinquilino dobbiamo usare mascherina e guanti ogni volta che usciamo dalla stanza, ed igienizzare qualunque cosa. Le due mascherine a testa distribuite dalla Protezione Civile hanno un utilizzo limitato. Alla mia domanda "essendo in quarantena ci verranno fornite altre mascherine?" la risposta è stata "nessuno c'ha mai posto questo quesito". Fortunatamente ho una macchina da cucire e già prima avevo realizzato una mascherina in stoffa, quindi ho detto che per ovviare al problema mi sarei attivata nel produrne altre, ma alla mia domanda "ma come posso igienizzarle?" la risposta è stata "guardi su internet". Sono rimasta sbalordita, senza parole: un numero verde che serve per dare informazioni non sa rispondere ad una domanda così comune?".

Regole chiare: è meglio per tutti

E' chiaro che una ragazza di trent'anni, con una connessione internet ed un buon spirito di iniziativa può trovare autonomamente soluzioni a questo tipo di problemi. Ma si pensi a persone più vecchie, magari sole. La confusione (sulle date, sulla condotta da mantenere in casa, sulla scadenza della quarantena) diventa anche un pericolo nel momento in cui, non avendo a disposizione informazioni chiare su cosa fare, si possono compiere passi falsi. Perfino uscire di casa: se il quarantenato non viene contattato con frequenza c'è il rischio che, nella migliore delle ipotesi dopo due settimane, possa considerarsi "guarito" ed uscire. Informazioni chiare e regole precise per i quarantenati vanno a beneficio di tutti, anche di chi è fuori.

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