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Cronaca San Giuseppe / Via S. Croce

Santa Chiara, dalla Provincia altri 3,5 milioni

Le risorse serviranno a coprire parte del "buco" finanziario dell'ente su cui è stata condotta un'inchiesta (ora chiusa) della Procura di Trento. In futuro Piazza Dante controllerà i bilanci del centro e ne approverà i regolamenti

Tre milioni e mezzo di euro. È la somma di denaro che la Provincia di Trento trasferirà al centro per i servizi culturali Santa Chiara. Le risorse serviranno per coprire il “buco” finanziario della struttura che dal 2006 ha raggiunto i 9 milioni di euro. Il trasferimento sarà condizionato dall’introduzione di una serie di correttivi nella gestione economico-finanziaria dell’ente culturale. In futuro la Provincia controllerà i bilanci del centro, approvando i due regolamenti di cui dovrà dotarsi il centro, quello per organizzazione e personale e quello di contabilità. 

La decisione è stata presa dalla giunta provinciale per evitare che si possa ripetere quanto avvenuto in passato in termini di gestione finanziaria della struttura non proprio oculata. Il Santa Chiara dovrà inoltre impegnarsi a chiedere il risarcimento danni nei confronti di chi verrà ritenuto responsabile dell’ingente debito finanziario in cui versa ora l’ente. Il riferimento è agli esiti della vicenda giudiziaria che vede protagonisti loro malgrado quattro persone legate alla passata gestione della struttura: l’ex vicedirettrice del centro, Marisa Detassis, l’ex direttore Franco Oss Noser, la contabile Alessia Spicuglia e l’ex dipendente Marcello Pallaoro. Nell’inchiesta coordinata dal procuratore Giuseppe Amato e chiusa a fine febbraio la guardia di finanza ha passato al setaccio i conti del centro. Dalle casse dell’ente già in grave difficoltà e più volte risanate dall'Ente Pubblico sarebbero spariti indebitamente 262mila euro, sottratti in modo fraudolento. La posizione più pesante è quella dell'ex vicedirettrice Marisa Detassis indagata per truffa, peculato, indebito utilizzo di carte di credito e abuso d'ufficio. Avrebbe, ad esempio, fatto acquisti in boutique di Trento e pagato vacanze in Toscana con i fondi dell'ente culturale, giustificandole con false fatture o con estratti conto camuffati.

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