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Il caso

Sait, niente accordo. Sindacati: "Adesso scattano i licenziamenti per 60 lavoratori"

Non trovano pace i sessanta magazzinieri di Sait, il confronto di venerdì non è andato a buon fine. Sindacati: “60 lavoratori in strada”. Sait: “aperta mobilità”

Non c’è punto di incontro tra l’azienda Sait e i 60 magazzinieri sostenuti dai sindacati trentini. Sfumata ogni possibilità di un accordo che potesse soddisfare entrambe le parti dopo l’incontro di venerdì 26 agosto al Servizio Lavoro. L’incontro è durato circa tre ore ed è stato organizzato per trovare un’intesa sui licenziamenti dei magazzinieri. La riunione si è conclusa con la firma del mancato accordo. “Da adesso – hanno spiegato i sindacati subito dopo l’incontro di venerdì - , ed entro 120 giorni al massimo, il consorzio invierà la comunicazione di licenziamento per i 60 magazzinieri che non hanno accettato di cedere il loro contratto a Movitrento, avallando la richiesta di fatto di peggiorare le loro condizioni di lavoro”.

Sconforto, delusione e rabbia tra i lavoratori che venerdì mattina si trovavano in presidio sotto gli uffici provinciali dopo che hanno saputo che solo in quel momento al tavolo i vertici Sait hanno tentato di migliorare l’incentivo economico per non impugnare il licenziamento. “Una proposta, però, che il consorzio ha preteso venisse accolta o rifiutata entro la giornata – sottolineano i sindacati -, negando nei fatti la possibilità di discuterne in assemblea”.

“Sait si è presa 75 giorni per mettere sul tavolo un incentivo economico e pretende che i lavoratori vengano avvertiti subito per telefono o con un sms non concedendo nemmeno la possibilità di convocare un’assemblea tra lunedì e martedì. È l’ennesimo ricatto per spingere questi dipendenti ad accettare condizioni che sanno essere peggiori. Nessun rispetto per le persone né per la loro professionalità. La dignità dei lavoratori non può essere un ‘prendere o lasciare’” hanno commentato a margine dell’incontro i
segretari provinciali di Filcams, Fisascat e Uiltucs, Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher che hanno partecipato alla trattativa insieme alla Rsu.
 

I sindacati hanno inoltre precisato che Sait non avrebbe mai messo in discussione i licenziamenti. “Questa storia si conclude con un unico dato di fatto: 60 lavoratori vengono messi su una strada. E ancora una volta, come nel 2018, Sait dimostra di essere lontanissima dai valori della cooperazione trentina, quella di don Guetti che mette al centro il valore della persona. In questa storia di valori cooperativi ce ne sono ben pochi. Di fatto negli ultimi 5 anni Sait ha creato più disoccupati di qualsiasi altra azienda in Trentino”, hanno
proseguito i tre sindacalisti. La vicenda, comunque, non si chiude qui: sindacati e lavoratori hanno comunicato di essere pronti a ricorrere al giudice.

La versione di Sait: “Si apre procedura di mobilità”

“Non è stato possibile trovare alcun accordo a causa della totale e preventiva chiusura dei sindacati, concretizzatasi nella mancanza del mandato a trattare in ognuno dei sette incontri” accusa l’azienda. La stessa sostiene di non aver posto alcun diktat, presentando invece “proposte concrete di tutela dell’occupazione e di contenimento dell’impatto sociale che non sono mai state neanche discusse nel merito. Nessuna apertura anche rispetto alla disponibilità dell’azienda ad un accordo su possibili indennizzi all’esodo”.

“Rimaniamo convinti che ci sarebbero stati gli spazi di discussione per affrontare la questione, ma per fare questo vi deve essere la disponibilità al dialogo di entrambe le parti”. A prendere parola venerdì dopo l’incontro, anche il direttore generale di Sait, Luca Picciarelli, al termine dell’incontro che ha di fatto decretato la conclusione della trattativa per l’esternalizzazione delle attività logistiche del magazzino dell’azienda.

“Respingo con forza le accuse mosse dalle Organizzazioni Sindacali circa il fatto che SAIT abbia posto diktat o ricatti - dichiara Picciarelli -. Abbiamo invece formulato, una proposta complessiva con importanti misure a tutela dell’occupazione”.

Secondo quanto sostenuto dall’azienda, da dicembre 2021 avrebbe chiesto di affrontare il tema della necessità di riorganizzare le attività del magazzino nella direzione di trasferire in maniera completa i servizi logistici a Movitrento, ma l’unica risposta sarebbe stata quella della proclamazione di giornate di sciopero e che solo dopo aver comunicato l’apertura della procedura di mobilità, sarebbe partito il confronto.

“Già in quella lettera, inviata lo scorso 13 giugno - continua il direttore generale di Sait - abbiamo voluto evidenziare le iniziative volte a contenere l’impatto sociale della procedura stessa, che però non sono mai state prese in considerazione”.

Sait sostiene di aver quindi negoziato la disponibilità di Movitrento a garantire:

  • il posto di lavoro a tutte le persone interessate alla procedura;
  • la stessa mansione (magazziniere);
  • lo stesso contratto nazionale di lavoro (commercio);
  • lo stesso luogo di lavoro (via Innsbruck a Trento);
  • il mantenimento dell’inquadramento, dell’anzianità acquisita e delle tutele connesse all’art. 18 dello statuto dei lavoratori per chi già protetto da tale clausola;
  • un ulteriore garanzia al mantenimento del posto di lavoro anche nel caso Movitrento dovesse essere sostituita da altra società appaltatrice. Inoltre, poiché il contratto integrativo aziendale Sait non può essere mantenuto nei termini in essere, cambiando il datore di lavoro, l’azienda ha proposto la corresponsione di un una tantum di euro 3mila pari a due annualità della parte fissa del contratto integrativo aziendale, oltre alla liquidazione dell’intero Tft maturato in capo a Sait fino al momento del trasferimento.

Dopo la comunicazione dell’apertura della procedura di licenziamento e nei successivi 45 giorni sono stati organizzati quattro incontri tra le organizzazioni sindacali e l’azienda, ma non si è arrivati ad alcun accordo

Commenta Picciarelli: “Tutti gli incontri svolti, compreso quello di venerdì mattina, non hanno portato ad alcun risultato, sempre a causa della mancanza di quel mandato che forse è servito a mascherare l’assoluta e preventiva indisponibilità alla ricerca di una intesa sia sul passaggio dei collaboratori da Sait a Movitrento, sia in merito ad un accordo che riconosca ai dipendenti coinvolti nella procedura di licenziamento una qualche forma di indennizzo, cosa sulla quale l’azienda si era dichiarata disposta al confronto formulando anche delle indicazioni in merito”. 

Dopo aver compreso che non si sarebbe trovato un punto di incontro per trattare i contenuti della cessione del contratto a Movitrento, l’azienda, ha formulato una proposta di indennizzo alternativa all’opposizione in sede giudiziale al licenziamento di 10.000 euro, sommati al mancato preavviso.  Verranno a breve inviate, quindi, le lettere di licenziamento.

“È un epilogo a cui non avremmo mai voluto arrivare ma che un approccio, per noi assolutamente incomprensibile, ha determinato - conclude Luca Picciarelli -. Abbiamo operato avendo presente la necessità di coniugare diversi fattori: fornire un servizio adeguato ed economicamente sostenibile ai nostri soci tutelando, al contempo, la professionalità e la posizione dei nostri collaboratori con i quali abbiamo lavorato per anni oltre al livello competitivo della rete di punti vendita a garanzia della convenienza della nostra offerta di prodotti. A dimostrazione della nostra buona fede abbiamo convenuto con Movitrento - e di questa cosa abbiamo informato sia il Servizio Lavoro che le Organizzazioni Sindacali - la disponibilità a sottoscrivere un accordo affinché la stessa società offra nei prossimi 12 mesi ai collaboratori Sait che saranno interessati dalla mobilità la possibilità, in via preventiva e preferenziale, di essere assunti a fronte di eventuali loro nuove necessità occupazionali”.

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