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Mountain bike: "Con le nuove norme i sentieri rischiano l'abbandono"

Le nuove norme per le mountain bike sui sentieri trentini sono una "liberalizzazione" di tutto ciò che non è vietato, troppo rischioso confidare sul buonsenso dei bikers. A dirlo è il gruppo Garda MTB Eco, da sempre attento alla situazione dei sentieri percorsi dai bikers. "Come si è arrivati a queste nuove regole che liberalizzano tutto ciò che non è vietato? - si chiedono i gestori del gruppo - Regole introdotte da un legislatore che senza avere un’idea precisa della situazione del nostro territorio, confida nel fatto che le situazioni critiche siano poche e confida che la rete provinciale dei percorsi in mountain bike possa indirizzare i frequentatori sui percorsi selezionati".

Per capire le reazioni critiche da parte di appassionati, come Eco Garda, che però sanno anteporre il rispetto dell'ambiente alle discese sfrenate su due ruote, occorre precisare che la nuova norma sostituisce la vecchia, che vietava la circolazione in particolari condizioni delsentiero (principalmente larghezza e pendenza): ora invece la Provincia avrà il compito di individuare tratti pericolosi in cui sarà vietato transitare con la moutain bike, liberalizzando di fatto tutto il resto. L'idea è di creare percorsi "preferenziali", chiamiamoli ufficiali, per scoraggiare i bikers a percorrere altri sentieri.

Una speranza destinata ad essere disattesa: "già ora, i percorsi ufficiosi proposti da tanti siti, da diverse guide e cartine, nazionali ed estere, si sovrappongono e ricomprendono gran parte dei sentieri esistenti sul nostro territorio e che molti sono già in condizioni ipercritiche, alcuni già completamente distrutti." Creare percorsi ufficiali comporta un altro rischio: quello dell'abbandono di  tutti i sentieri che non rientrano nei percorsi sponsorizzati dalla promozione turistica, a danno di tutti, camminatori e bikers. E' questa la posizione di MTB Garda che da sempre chiede un maggioreinvestimento nella manutenzione dei sentieri che rischiano di scomparire.

Insomma i biker più spericolati continueranno ad andare dove vorranno (compresi i sentieri vietati, se non ci sarà nessuno a controllare) mentre la creazione di percorsi ufficiali, oltre a non raggiungere l'obiettivo preposto, rischia di escludere gli altri percorsi dalla, già carente, manutenzione provinciale. "Se in Trentino, tutti i sentieri non vietati sono aperti alla mountain bike -si legge nel post su facebook - appare chiaro che l’investimento annuale per assicurare condizioni decorose ai nostri percorsi, dovrebbe essere di alcuni milioni di euro. Dovremmo sapere tutti che per accedere al nostro territorio montano, l’unico modo che c’è per avere percorsi stabili nel tempo, su certe pendenze, è quello di mantenere in buono stato i selciati e la pavimentazione dei sentieri".

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