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Quarta in carcere nega la premeditazione

Si sarebbe recato a casa dell'ex moglie, alla quale non poteva avvicinarsi per ordine del giudice, solamente per vedere i bambini e poi avrebbe agito d'impulso. Il coltello, con il quale ha colpito a morte l'ex moglie, sarebbe stato un regalo per un amico

Nega la premeditazione e dice di aver agito seguendo un impulso, forse una voce interiore: è questa la versione dei fatti data ieri agli inquirenti da marco Quarta, l'uomo in carcere a Trento con l'accusa di aver ammazzato a coltellate l'ex moglie, sulla porta di casa. Le aggravanti attribuite al gesto sono il vincolo coniugale e l'efferatezza, ma c'è anche l'ipotesi che l'omicidio fosse stato preparato.

Ad avvalorare tale teoria sarebbe l'arma del delitto, acquistata alcuni giorni prima. Quarta aveva il coltello in auto quando si è recato dalla sua casa di sant'Orsola verso quella dell'ex moglie a Zivignago, frazione di Pergine (era infatti stato allontanato dal domicilio coniugale per maltrattamenti) ed è con quel coltello che si è avventato contro la donna, colpendola 15 volte.

Quel coltello era in realtà un regalo per un amico, così ha raccontato al procuratore capo Giuseppe Amato ed al pm Carmine Russo durante l'interrogatorio in carcere, svoltosi ieri. Ha anche rigettato l'ipotesi di premeditaizone raccontando di essere andato a asa della moglie senza intenzioni violente, ma per prendere i bambini, che non poteva vedere da alcuni mesi. Poi, praticamente sotto gli occhi dei figli, avrebbe ceduto all'impulso omicida. 

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