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Venerdì, 19 Aprile 2024
Giustizia

Processo "Perfido": sindacati si costituiscono parte civile

Fillea Cgil e Filca Cisl: “Fatti gravissimi. Non possiamo restare immobili di fronte a episodi di sfruttamento dei lavoratori. Ci auguriamo che la Provincia e i comuni facciano altrettanto”

Il giudice ha accolto la richiesta di Fillea Cgil e Filca Cisl di costituirsi parti civili nel processo "Perfido". Nel corso dell’udienza davanti al Gip di Trento di mercoledì 15 dicembre che riguarda tre dei diciotto imputanti che hanno scelto un rito alternativo, le sigle sindacali, con il pieno appoggio delle confederazioni, hanno presenterato formale richiesta.

Altrettanto - assicurano i sindacati in una nota - verrà fatto il prossimo 13 gennaio quando si aprirà il processo in Corte d’Assise. “Dalle indagini sono emersi e sono documentati empiricamente molteplici episodi di gravissimo sfruttamento, violenze, minacce ai danni di almeno 13 lavoratori - spiegano Sandra Ferrari con Giampaolo Mastrogiuseppe per Fillea e Fabrizio Bignotti con Filca -. Un quadro sconcertante di fronte al quale i nostri sindacati non possono restare indifferenti".

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"È nostro dovere tutelare i diritti dei lavoratori - rimarcano i segretari -. In questo caso questi diritti sono stati calpestati ed è fondamentale prendere posizione. Ci auguriamo che altrettanto facciano oggi (15 dicembre ndr) e a gennaio la Provincia di Trento e le amministrazioni comunali coinvolte. Non farlo equivarrebbe a voltare lo sguardo da un’altra parte e di fronte ad episodi di criminalità come quelli documentati non è ammissibile. Non dobbiamo cedere in alcun modo alle infiltrazioni della malavita organizzata sul nostro territorio. Di più dobbiamo contrastarla anche con prese di posizioni nette che non lasciano spazio ad ambiguità alcuna”.

La Procura della Repubblica ha documentato più episodi di minacce, violenze fisiche, ricatti e salari non pagati o pagati in minima parte. Gli imputati avrebbero approfittato della situazione di debolezza in cui si trovavano i lavoratori vessandoli. Si tratta di lavoratori stranieri, che spesso non conoscevano la lingua italiana e che vivevano in una situazione economicamente precaria. “Prendiamo posizione in coerenza con il valore della legalità e contrasto alla criminalità sanciti dagli statuti delle nostre organizzazioni”, concludono i sindacalisti.

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