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Tribunale

A processo perché accusato di aver "trasportato e spacciato droga per degli affiliati all'ndrangheta"

Il 34enne sarebbe stato parte della "ndrina" bolzanina che aveva soppiantato la criminalità locale altoatesina nel commercio di stupefacenti

Avrebbe promesso fedeltà a Carmine Violi, uno degli arrestati dall'antimafia di Trento nell'ambito dell'operazione "Freeland", pur di ottenere "vendetta" per l'omicidio, avvenuto nel 2017, del suo amico calabrese Francesco Mazzei, freddato a fucilate da Benedetto Allia in un capannone di Bagnoli di Sopra (Padova) nel corso di una discussione forse per degli stipendi non pagati. Circostanza in cui anche lui sarebbe stato ferito gravemente ferito. Yassine Lemfaddel, 34 anni, nato a Taurianova da genitori marocchini e da anni residente con la sua famiglia a Treviso, nel quartiere di San Zeno, voleva uccidere il padre di Benedetto, Salvatore Allia, per far soffrire l'uomo responsabile dell'omicidio del compare.

Come riporta TrevisoToday, è così che Lemfaddel sarebbe entrato nell'orbita della cosidetta "ndrina" di Bolzano, un'associazione a delinquere collegata con la famiglia ndranghedista Papalia di Delinauova, in provincia di Reggio Calabria, per la quale avrebbe lavorato come corriere della droga. Lunedì a Bolzano è iniziato il processo alla cerchia  criminale (venti gli arrestati, di cui molti hanno però visto le posizioni stralciate per aver chiesto e ottenuto riti alternativi), accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e che aveva soppiantato la criminalità locale nel mercato degli stupefacenti, particolarmente la cocaina, vantando proprio i collegamenti con i calabresi.

Yassine Lemfaddel (difeso dagli avvocati Guido Galletti e Simone Guglielmin) è accusato di essere una dei fiancheggiatori del gruppo malavitoso. In una occasione l'uomo (che ha precedenti penali e che è atteso a Padova dal processo per lesioni personali colpose proprio in relazione ai fatti di Bagnoli di Sopra, nel corso del quale avrebbe estratto un coltello e minacciato Benedetto Allia, provocandone la feroce reazione) avrebbe trasportato circa un chilo di "povere bianca" da Bolzano verso la provincia di Treviso. Ad incastrarlo ci sarebbero le intercettazioni telefoniche e ambientali - in cui sarebbe stato chiamato con il soprannome di "Vincenzo" - e soprattutto le dichiarazioni di Paolo Pasimeni, 44enne padovano che nel 2001 uccise suo padre, il professor Luigi Pasimeni, che aveva scoperto sul suo libretto universitario un esame "tarroccato". Pasimeni, atteso sul banco dei testimoni nel corso della prossima udienza, avrebbe detto di aver "intrallazzato" in armi e cocaina in combutta con il presunto capo della "ndrina" bolzanina, il calabrese Mario Sergi, e appunto con Yassine Lemfaddel, che però respinge con forza ogni addebito.  

Fonte: TrevisoToday

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