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Ricercatori: la beffa della pensione raccontata in un vademecum

Il dottorando lavora e percepisce la borsa per dodici mesi, dà per ogni centesimo il suo obolo all'Inps e questo gli riconosce un'anzianità di solo dieci mesi, tanto scarsi sono i contributi che versa

La pensione, per le nuove generazioni, rappresenta sempre più una chimera. Per una particolare classe di lavoratori, i ricercatori universitari, rischi anche di tramutarsi in beffa. Ne sanno qualcosa alla sezione trentina dell'associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani, che sull'argomento ha prodotto la prima pubblicazione informativa in Italia rivolta al giovane ricercatore. Di particolare interesse è la parte dedicata alla pensione in un contesto europeo e internazionale e alla previdenza complementare. il ricercatore è infatti una figura, specializzata, sempre più inserita in una dinamica di mobilità internazionale, ma anche esposta a posizioni contributive frammentate e a rischio.

Lo studio ha portato a galla alcuni dati interessanti. Il dottorando di ricerca riceve una borsa, il cui importo è invariabile e fissato dal Ministro stesso. I contributi previdenziali che versa durante i suoi tre-quattro anni di durata del corso vanno tutti alla gestione separata Inps. Solo che l’importo lordo annuale della borsa è talmente esiguo e sotto la media europea che addirittura non consente di raggiungere nemmeno il cosiddetto minimale contributivo.
 
Alexander Schuster, co-autore del vademecum, sintetizza così ciò che definisce un’aberrazione del sistema italiano di ricerca: "La conseguenza è semplice: il dottorando lavora e percepisce la borsa per dodici mesi, dà per ogni centesimo il suo obolo all’Inps e questo gli riconosce un’anzianità di solo dieci mesi, tanto scarsi sono i contributi che versa. Insomma, per il Ministero è un giovane ricercatore che lavora tutto l’anno, per l’Inps solo dieci mesi". Il Presidente di Adi Trento, Viola Galligioni, conclude amaramente: "Già sappiamo che la pensione sarà molto esigua, ma aggiungere al danno la beffa di non vederci riconosciuti due mesi di lavoro ogni anno pare l’ennesimo schiaffo in faccia".
 
E l'ateneo trentino, come se la passa? "Anche guardando la ''virtuosa' Università di Trento - afferma Schuster - si vede quanto poco siano presi in considerazione i giovani ricercatori, prima esclusi dal tempo indeterminato, ora nuovamente beffati dalla sorte. Sono ineguaglianze non solo indegne, ma anche illegittime, sulle quali con il Festival intendiamo far
riflettere".
 
Il vademecum "La pensione del giovane ricercatore. La previdenza fra mobilità internazionale e professionale" sarà presentato in anteprima alla stampa giovedì 11 ottobre 2012, ore 18.00 al Palace Lido Hotel di Riva del Garda, prima dell’evento “Del tempo e dello spazio. Strizzando l'occhio ai giovani…” (ore 21.00, Palazzo dei Congressi). Adi Trento consegnerà la primissima copia del libretto alla professoressa Margherita Hack. "L’Associazione – dice Viola Galligioni – intende così onorare chi è simbolo di amore per la scienza e la divulgazione e da sempre si spende per la difesa dei giovani ricercatori italiani".
 
Altri dati saranno resi noti durante la prima edizione assoluta del "PhDs Festival", che si svolgerà venerdì 12 ottobre alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento. Si terranno sei workshop: sul finanziamento esterno della ricerca, la redazione di progetti vincenti, le tutele assistenziali dei precari, le luci e le criticità della figura del nuovo ricercatore a tempo determinato, la carriera del dottore di ricerca in azienda e la difficile pianificazione di una pensione nell’attuale quadro nazionale ed internazionale.
 
 
Scarica la sintesi del Vademecum in pdf Anteprima-Stampa-Vademecum-2
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