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Cronaca

Orso, i periti dell'Ispra: la responsabile dell'aggressione è KJ2

L'esito delle prime analisi condotte da Ispra sui campioni organici raccolti sul luogo dove si è verificata l'aggressione di Molinari: gli esperti riconducono a KJ2, una femmina di circa 12 anni nata da Kirka e Joze

Le prime analisi condotte da Ispra sui campioni organici raccolti sul luogo dove si è verificata l'aggressione dell'orso a Wladimir Molinari, portano gli esperti a identificare in KJ2, una femmina di circa 12 anni, nata da Kirka e Joze, come la responsabile. KJ2 - fotografata assieme ai cuccioli nel maggio 2012 proprio in valle dei Laghi, nei pressi di Cadine, mentre attraversava la strada - è una delle sette orse femmine censite come madre nel 2012, tutti esemplari identificati attraverso la genetica, combinata con osservazioni dirette o riprese con foto-trappola. Le altre orse, si legge nel Rapporto orso 2012, sono Daniza, KJ1 (3 cuccioli ciascuna), F4, JJ4 e BJ1 (2 cuccioli ciascuna) e MJ2 (che avrebbe un solo cucciolo). Lo ha detto questo pomeriggio nel corso dell'incontro con il ministro per l'Ambiente, Luca Galetti, l'assessore provinciale Michele Dallapiccola, che ha anche aggiornato il ministro sulle prime misure adottate, in particolare per l'identificazione dell'animale responsabile del fatto. Nel corso dell'incontro, cui ha partecipato anche il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi - che aveva chiesto di vedere Galetti all'indomani della grave aggressione che si è verificata nei giorni scorsi nei boschi sopra l'abitato di Cadine - è stata decisa l'apertura di un tavolo per modificare l'impianto del progetto e revisione del Pacobace (cioè Piano d'Azione Interregionale per la Conservazione dell'Orso bruno nelle Alpi centro-orientali) per garantirne la sostenibilità ma prima di tutto la sicurezza della popolazione.

L'incontro si è aperto con una panoramica delle azioni messe in campo per affrontare le ultime forti criticità, in merito alle quali il ministro ha riconosciuto la coerenza delle azioni adottate dalla Provincia rispetto al quadro normativo sia nazionale sia comunitario. La reintroduzione dell'orso bruno in Trentino - è stato poi ricordato - nasce da un progetto europeo il cui respiro va ben oltre i confini provinciali. Per questo il presidente della Provincia autonoma di Trento ha consegnato al ministro un dossier che evidenzia come in realtà all'espansione numerica degli esemplari (cosa che ha determinato il successo del progetto scientifico) non abbia fatto seguito però un'espansione su tutto l'arco alpino. Di qui la richiesta forte di aprire un tavolo coordinato dal ministero, con il coinvolgimento delle altre regioni limitrofe per garantire una più equilibrata distribuzione dei plantigradi. Da parte del ministero ampia disponibilità di collaborazione, con la messa a disposizione delle strutture tecniche per affrontare, al di là dell'emergenza che si è verificata, anche la revisione dell'impianto complessivo in un'ottica di prospettiva, considerato il trend di crescita della popolazione ursina. Allo scopo sarà istituito un tavolo permanente per affrontare in modo strutturale le problematiche legate alla gestione dell'orso nel territorio delle Alpi centrali.

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