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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Traffico illecito di rifiuti, nella maxi operazione dei carabinieri coinvolto anche un imprenditore trentino

Lunedì il blitz dei militari: 12 arresti e sequestri per milioni di euro. 22 le persone indagate

C'è anche un imprenditore trentino tra le persone arrestate nel blitz di lunedì 20 settembre dei carabinieri di Belluno: si tratta di Michele Burli, 51 anni, nato a Rovereto ma residente a Mori. Con lui in manette altre 11 persone nell'ambito dell'operazione denominata "Plastico connection". Delle 12 persone arrestate, 11 sono in carcere, una ai domiciliari. I provvedimenti restrittivi "Plastic connection" sono stati emessi dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia. 

L'indagine ha smantellato un'associazione a delinquere, dedita al traffico illecito di rifiuti tra il sud Italia e il Veneto. Sul conto degli arrestati, sottolinea l'arma dei carabinieri, sono emersi gravi indizi circa la loro partecipazione, a vario titolo, ad una associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, emissione di fatture per operazioni inesistenti. L’operazione è stata estesa nelle province di Belluno, Treviso, Padova, Vicenza, Napoli, Avellino e Pisa.

Secondo quanto ricostruito nelle indagini, tutto è partito da alcuni faccendieri che hanno messo in contatto imprenditori del nord, attivi nel campo dello smaltimento rifiuti, con altri del meridione, inseriti nella filiera della lavorazione della plastica, consentendo a questi ultimi di smaltire i loro rifiuti, tra cui anche quelli speciali, attraverso l’introduzione nel ciclo produttivo delle aziende del nord o accantonandoli in improvvisati luoghi di stoccaggio, attigui alle aziende stesse.

Oltre alle persone coinvolte (ci sono anche altri 10 indagati a piede libero perché responsabili di condotte analoghe ma meno gravi), i carabinieri hanno posto sotto sequestro tre stabilimenti, nonche beni mobili ed immobili e conti correnti per circa 1,5 milioni.

Ad aggravere il quadro, anche la produzione di irregolari documenti fiscali per creare fittizi rapporti commerciali e relative fatturazioni, con l'obiettivo di occultare l’indebito profitto della principale attività.

L'arma ha stimato il dirottamento su conti esteri di circa due milioni di euro, e lo smaltimento illecito di 22mila tonnellate di rifiuti.

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