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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Operaie costrette a lavorare gratis per un errore"

I sindacati Flai Cgil e Fai Cgil hanno denunciato un episodio avvenuto in uno stabilimento ortofrutticolo dove sarebbe stato messo in atto un "sistema punitivo inammissibile"

A pochi mesi dallo sciopero delle lavoratrici per il mancato rispetto dello Statuto dei lavoratori sale nuovamente la tensione in uno stabilimento ortofrutticolo a Romagnano. "Nei giorni scorsi, a seguito di un errore su un lotto di merce, un gruppo di lavoratrici è stata costretta dalla direzione aziendale a lavorare senza retribuzione -. Lo denunciano le segretarie di Flai Cgil e Fai Cisl, Elisa Cattani e Katia Negri -. A otto lavoratrici della linea di produzione in cui si è verificato l’errore è stato imposto dalla direzione di timbrare l’uscita alle 15.30 e poi tornare a lavoro fino alle 17, lavorando senza retribuzione. È un sistema punitivo inammissibile e illegale, che va contro tutte le regole sancite dallo Statuto dei lavoratori e per noi inaccettabile”, dicono le sindacaliste.

Il fatto portato alla luce dal sindacato sarebbe accaduto intorno alla metà di ottobre, quando l’azienda in questione avrebbe subito una contestazione da parte di un cliente con il ritorno del prodotto venduto, perché non sarebbe risultato conforme all’ordine. La direzione, grazie agli strumenti di tracciabilità della lavorazione di ogni singolo ordine, è riuscita a risalire alla linea che ha lavorato il prodotto. Il tutto in modo regolare.

"Il problema - scrivono dal sindacato - è sorto dopo, quando la direzione aziendale ha deciso in autonomia la punizione per otto delle operai della linea in cui è stato sbagliato il carico. Non c’è stata nessuna contestazione scritta, nessun coinvolgimento del sindacato e quel che è peggio sono state punite in modo per noi illegale otto operaie senza alcuna certezza che siano le reali responsabili dell’errore. Questo è un comportamento repressivo, che punta ad alimentare un clima di paura e tensione nello stabilimento”, proseguono Cattani e Negri.

I sindacati sottolineano inoltre che i contratti collettivi e le leggi, se un dipendente dovesse essere ritenuto responsabile di un fatto grave o comunque che ha in qualche modo leso l’andamento aziendale, l’azienda dovrebbe contestare l’addebito per iscritto dando la possibilità al lavoratore di motivare o difendersi dalle accuse facendosi eventualmente assistere del sindacato. A seguito di risposta scritta l’azienda può non ritenere sufficiente le motivazioni e optare per la sanzione, dando comunque la possibilità al lavoratore di difendersi nelle opportuni sedi. 

Durissime le accuse mosse dal sindacato verso l'azienda che non si sarebbe quindi attenuta alla procedura. “La direzione crede di poter derogare a leggi e contratti imponendo un sistema in cui non valgono le regole condivise la quelle imposte 'dal capo' – tuonano Cattani e Negri -. In questo modo si sono umiliate le lavoratrici. Ci chiediamo se soci e ufficio sindacale della Cooperazione siano a conoscenza di questi metodi. Se così è ci aspettiamo si condanni formalmente il comportamento della direzione e venga restituita la retribuzione alle lavoratrici. Se così non sarà siamo pronti ad ogni azione per tutelarle. Non siamo disposte a tutelare altre situazioni di maltrattamento e punizioni vessatorie”.

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