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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Dante

Notte dei senza dimora per smantellare i pregiudizi su chi vive in strada

Ancora troppi pregiudizi su chi vive in strada e anche su chi si dimostra solidale con loro. La Notte dei Senza Dimora anche a Trento ha avvicinato l'opinione pubblica al tema, un problema che non si può nascondere sotto al tappeto, ma anche una realtà molto diversa da quello che si pensa comunemente

La notte tra sabato 19 e domenica 20 anche a Trento, come in moltissime città d'Italia, è stata l'occasione per dare un segno di solidarietà a chi vive in strada. Sono ormai dieci anno che le associazioni Volontari in Strada e Nuovamente organizzano l'appuntamento per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema. Un appuntamento sempre più partecipato, sono state una trentina le persone che hanno steso il proprio sacco a pelo in piazza Dante, vicino a chi lo fa ogni notte. Una notte diversa, da passare con chi non ha una casa, ma l'impegno dei volontari dura tutto l'anno: "Due volte in settimana siamo attivi nella zona di piazza Dante ed della Portela per incontrare le persone, e sono tante, che vivono in strada, portiamo generi di conforto, tè e panini, ma soprattutto ci rendiamo disponibili ad entrare in relazione con loro, ad ascoltare gli sfoghi e fornire informazioni per iniziare a cambiare vita" spiega Claudio Bertolli, presidente dei Volontari in Strada. 

Su questo punto ci sono ancora molti, troppi pregiudizi: "La maggior parte delle persone senza fissa dimora una volta avevano una casa, un lavoro, degli affetti, sono persone che hanno perso tutto ma sono come tutti gli altri: la gente troppo spesso li associa ai fatti di microcriminalità, il nostro intento anche con una manifestazione come questa è far entrare in contatto due mondi che sembrano lontanissimi, far crollare anzitutto il muro di diffidenza nei confronti di queste persone: quando succede qualcosa di brutto nel quartiere è facile dare la colpa al barbone, allo sbandato, allo sfaccendato, ma non è così".

Nemmeno i volontari sono immuni da questi pregiudizi: "Non siamo visti di buon occhio dai residenti, pensano che siccome siamo vicini a chi vive in strada questo sia un incentivo a farli proseguire nella loro vita così com'è, questo è un pensiero sbagliatissimo, noi non facciamo altro che pensare a loro, come a chiunque altro, come ad un essere umano con cui entrare in relazione. Tanti vorrebbero che il problema semplicemente sparisse, magari nascondendo lo sotto al tappeto, ma il problema c'è, le persone non possono sparire, non esiste un tappeto così grande". 

In città i volontari hanno stimato il numero di persone che non hanno una casa in 400/500 unità. Gli stranieri sono ancora la maggior parte ma gli italiani, ed i trentini, sono sempre di più. E quando si parla di stranieri non si deve pensare all'immigrato appena sbarcato in Italia, si tratta spesso di persone che hanno lavorato e vissuto qui magari 10 o 15 anni, che hanno anche ottenuto la cittadinanza, e poi, come capita a molti, stranieri e non, hanno perso tutto. Il mito che siano persone che non possono vivere con gli altri, antisociali o sbandati, è assolutamente falso. Le vie del riscatto sono difficili da intraprendere perchè quando manca la casa non c'è una base da cui ripartire: "Puntiamo sul concetto di housing first, prima di tutto la casa, un diritto scritto anche nella nostra Costituzione. Come si fa a presentarsi ad un colloquio di lavoro dopo una notte passata in strada? La casa serve a far ripartire la speranza, è un luogo dove sentirsi sicuri, a cui legare gli affetti". 

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