Microparticelle di plastica, derivanti dalla frammentazione di rifiuti, abbastanza piccole da poter essere ingerite dagli invertebrati del lago e quindi, attraverso i pesci, entrare nella catena alimentare. E' quanto hanno rilevato i ricercatori dell'Università di Bayreuth in uno studio condotto sul lago di Garda. Il fenomeno era finora stato evidenziato nei mari ma i laghi sembrerebbero seguire la stessa sorte. Il livello di microplastiche presenti nell'acqua del Garda è risultato molto superiore a quello che i ricercatori si sarebbero aspettati per un ambiente di acqua dolce. La ricerca, condotta analizzando i sedimenti sul fondo de lago in prossimità delle spiagge, è stata pubblicata su Current Biology e potrebbe essere ora estesa ad altri specchi d'acqua alipini.

Il coordinatore della ricerca Christian Laforsh spiega: "molti prodotti plastici potrebbero essere cancerogeni per le specie che li ingeriscono, agendo sul sistema endocrino". Il ricercatore della Fondazione Edmund Mach Nico Salmaso che da anni si occupa dello studio delle alghe nel lago di Garda spiega: "questa ricerca ha svelato che c'è un inquinamento trasversale che non dipende dalla qualità dell'ambiente, nel lago abbiamo più o meno lo stesso livello di microplastiche trovato anche negli oceani: si tratta di sedimenti derivanti da plastiche di decenni fa". Mentre per quanto riguarda la presenza di alghe tossiche, in conseguenza ai nutrienti presenti nell'acqua derivanti dall'inquinamento degli scarichi urbani, le ricerche coordinate da Salmaso hanno rilevato come "nell'ultimo decennio l'ambiente del lago è in netto miglioramento con livelli di concentrazione decine di volte inferiori ad altri laghi".