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La ricostruzione

Orsa: il mese che ha scosso il Trentino dal ritrovamento di Andrea a oggi

In trenta giorni è cambiata la vita di un intero territorio

Trenta giorni: un mese esatto da quando la vita del Trentino, in un modo o nell’altro, è cambiata. Dal 6 aprile al 6 maggio l’occhio del ciclone mediatico è diventato il centro di gravità permanente a cui, forse, il nostro territorio (e chi lo abita) non era abituato. Rabbia, paura, frustrazione: sentimenti diventati la quotidianità delle vite di molti, mentre un perenne senso di battaglia ha scavato un solco che chissà se sarà mai realmente colmabile. In mezzo, una tragedia. Quella da cui tutto è cominciato.

Le origini

Il 6 aprile, un giorno apparentemente qualunque, il Trentino si trova a fare i conti con l’orrore: nella notte appena trascorsa viene  trovato un cadavere nei boschi della Val di Sole, sopra Caldes. Qualche ora dopo, quel cadavere ha un nome, un nome che tutti, ormai, abbiamo imparato a conoscere e ad associare ad un volto: quello di Andrea Papi. Le notizie si susseguono e minuto dopo minuto prende piede la voce che ad uccidere il 26enne, uscito a fare una corsa e mai più rientrato, sia stato un orso. Sul corpo di Andrea ci sono infatti segni di unghie e denti. Il bosco torna a fare paura come nelle paure più ancestrali, l’orso diventa il mostro di cui essere terrorizzati. Il giorno dopo arriva la conferma: Andrea Papi è il primo caso di morte a seguito dell’attacco di un orso. Il presidente della Provincia Maurizio Fugatti traccia la linea: identificazione genetica e abbattimento dell’esemplare.

Siamo al 12 aprile, il giorno del dolore di Caldes: una folla oceanica si presenta nel piccolo paesino della Val di Sole per il funerale di Andrea. E mentre sono infinite le lacrime versate in ricordo del 26enne, dai laboratori della Fondazione Edmund Mach arriva l’identità dell’assassino di Andrea. O meglio, arriva una sigla: JJ4. Nell’arco di pochissimo si riesce a sapere tutto dell’orsa (compreso un attacco a due persone risalente ad alcuni anni fa) e, sempre nell’arco di pochissimo, parte la caccia. JJ4 è ormai una condannata a morte. Il 13 aprile in una lettera arriva la voce di Franca Ghirardini, la mamma di Andrea. Le sue sono parole che pesano come macigni: “Come madre non posso accettare una morte così orribile. Voglio chiarire una cosa: la colpa non è di mio figlio e neanche dell’orso. La colpa va ricercata nella cattiva gestione fatta da chi ha gestito, nel tempo, il progetto Life Ursus, che ormai è sfuggito di mano”.

La svolta

Si alza intanto sempre di più la voce degli animalisti, critici nei confronti della gestione dei plantigradi da parte di Fugatti e della Provincia, il caso diventa nazionale e volti noti rendono altrettanto nota la propria posizione, tra chi è per salvare l’orsa e chi non ha dubbi: va abbattuta. Ma JJ4 non si trova, almeno fino al 18 aprile. Nella notte, l'animale viene catturato. Mentre Maurizio Fugatti in quei giorni si trova a ricevere le querele del mondo animalista che lo accusa di istigazione a delinquere e maltrattamento di animali, JJ4 viene portata al centro Casteller dove è presente anche l’orso M49, che proprio dal Casteller riuscì a fuggire tanto da guadagnarsi il soprannome di Papillon, come il celebre evaso interpretato da Steve McQueen nel film del 1973.

La tensione

Ed è proprio il Casteller il centro nevralgico di quei giorni, con una manifestazione (23 aprile) a furor di popolo davanti ai cancelli del centro, con i movimenti animalisti scesi in strada per l’orsa che chiedono, tra le altre cose, le dimissioni di Fugatti. Una settimana dopo la manifestazione animalista arriva a Sabbionara di Avio, paese in cui risiede Fugatti mentre passano meno di 24 ore ed ecco il blitz animalista nel cuore di Trento, con la fontana del Nettuno che inizia a zampillare acqua color rosso sangue. Ma è il giorno dopo che succede un  altro fatto non indifferente: dalle aule del Tar di Trento arriva la sospensiva che blocca l’abbattimento dell’orsa, il secondo promulgato dal presidente della Provincia il 27 aprile. Fugatti – animalisti – JJ4 e al centro il Tar; uno stallo alla messicana in piena regola.

Gli ultimi giorni, tra la famiglia di Andrea Papi che denuncia gli haters che si sono scagliati contro il 26enne con commenti offensivi sul web (in una storia di orsi, i leoni da tastiera stonano come non mai, ndr) lo scorso 5 maggio e la fiaccolata in ricordo di Andrea a Caldes della sera del 6 maggio con in capo lo striscione “Siamo tutte mamme di Andrea”, chiudono il mese più tragico, sotto qualunque aspetto lo si voglia vedere, della storia recente del Trentino.

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