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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Lona-Lases

Voto di scambio mafioso: indagati l'onorevole Ottobre e due ex sindaci trentini

La "locale" della 'ndrangheta a Cembra non aveva solamente suoi rappresentanti nelle istituzioni locali. Sosteneva anche questo o quel candidato in cerca di favori

Un onorevole e due sindaci trentini indagati per voto di scambio mafioso. La "locale" della 'ndrangheta in Val di Cembra non aveva solamente propri rappresentanti nel Comune che gestiva le concessioni delle cave di porfido, ma cercava appoggi anche nelle amministrazioni comunali vicine e nella politica provinciale. I tentativi di approccio al mondo della politica provinciale, documentati, sono stati tanti, continui, e si riferiscono a differenti schieramenti politici. 

Durante le indagini è stato documentato un incontro tra Innocenzio Macheda, riconosciuto come capo della cellula cembrana della 'ndrangheta, e Mauro Ottobre, ex deputato del Patt in corsa con una lista autonoma (Autonomia Dinamica) alle provinciali 2018. Macheda avrebbe dato appuntamento all'onorevole all'interno del centro commerciale di Civezzano, tra l'altro luogo utilizzato per diversi incontri lontano da orecchie indiscrete, o almeno ritenuto tale. 

In quell'incontro il capo della "cosca" cembrana avrebbe assicurato di poter raccogliere voti per il candidato presidente della Provincia, che detto per inciso prese l'1.96% ovvero 5.237. Secondo gli inquirenti tra quei voti ci sarebbero stati anche quelli raccolti dall'organizzazione criminale. Ottobre al momento risulta indagato, ma non è l'unico.

Un altro caso riguarda l'appoggio di Domenico Morello, un altro degli affiliati anche lui arrestato nell'operazione "Perfido", a Bruno Groff, sindaco di Frassilongo per due mandati, vicepresidente della Comunità Alta Valsugana, desideroso di correre anche alle provinciali, sebbene indeciso sullo schieramento. A metterlo nei guai na cena in un ristorante durante la quale Domenico Morello, un altro degli affiliati, avrebbe promesso di sostenerlo in cambio di favori. 

Diverso il caso, ma il reato è lo stesso, di Roberto Dalmonego, candidato sindaco nelle comunali 2018 a Lona Lases, territorio della cosca. In questo caso l'aggravante è costituita da fatto che effettivamente risultò eletto. Nelle elezioni, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo determinante Pietro Battaglia, fratello di Giuseppe il quale era già stato assessore esterno alle cave nello stesso Comune. 

Pietro Battaglia non solo si candida nella lista di Dalmonego, con la quale sarà poi eletto in Consiglio comunale, ma assicura anche le firme necessarie per la presentazione della lista provenienti in gran parte da altri affiliati all'organizzazione. Testimonianze raccolte nel corso delle indagini lo segnalano addirittura a "vegliare" fuori dai seggi durante le operazioni di voto o ad andare a "stanare" possibili elettori al bar e nelle case. Una volta eletto Battaglia avrebbe subito chiesto il conto: cambio di destinazione d'uso per un costruire una casa per la famiglia.

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