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Cronaca Rovereto

Operazione «Fiume delle perle», vendono 60mila mascherine non conformi: la finanza sequestra 1 milione e 200mila euro

Le indagini sono state condotte dai finanzieri per circa un anno, a marzo hanno sequestrato conti, beni e quote societarie

Utilizzano l'emergenza sanitaria per sviluppare un business illegale sulla vendita di mascherine, i finanzieri del Comando Provinciale di Trento, a marzo hanno eseguito nei confronti di cinque società e tre imprenditori, un decreto di sequestro preventivo dell’importo di oltre 1,2 milioni di euro, pari al profitto dei reati contestati. La notizia è stata resa nota In particolare, il provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di Rovereto ha consentito di sottoporre al vincolo penale le disponibilità finanziarie che si trovano sui conti correnti, le quote societarie e tre immobili (due abitazioni civili ed un immobile commerciale).

La guardia di finanza Riva

Le complesse indagini eseguite dai militari della Tenenza di Riva del Garda e coordinate dalla Procura della Repubblica di Rovereto, svolte nell’ambito dell’operazione di servizio denominata “Fiume delle Perle”, sono state avviate in seguito al sequestro di circa 60mila mascherine “non conformi” (FFP2/chirurgiche) importate dalla Repubblica Popolare Cinese da 5 società con sede a Rovereto, dietro la regia di cinque persone, tutti cittadini italiani residenti in zona.

Le indagini, che sono state portate avanti per circa un anno, da aprile del 2020, hanno permesso di scoprire una pericolosa condotta criminosa perpetrata attraverso differenti reati commessi anche al fine di trarre illecito profitto dall’emergenza epidemiologica da Covid19. Pare che i sodali abbiano dichiarato il falso in dogana, importando le mascherine “non conformi” dalla Cina in evasione dei dazi doganali e dell’Iva (integrando il reato di “contrabbando”) e, successivamente, rivendendole con certificazioni di conformità contraffatte (attestando fittiziamente le caratteristiche di “filtraggio”), a farmacie, aziende ed Enti Pubblici, come alcuni Comuni del Trentino, commettendo quindi il reato di “frode in commercio” ma, grazie all’intervento dei finanzieri, sono state rintracciate e sequestrate, prima della loro cessione al pubblico.

Le mascherine sequestrate sono state commercializzate con falsa certificazione “CE” e senza che i titolari delle imprese avessero ottenuto le eventuali deroghe previste dal decreto c.d. “Cura Italia”. I finanzieri, al contrario, nel corso delle indagini, hanno rinvenuto l’espresso diniego alla commercializzazione da parte dell’Inail per i dispositivi di protezione individuale. Inoltre, i profitti che sarebbero così derivati dalle violazioni portate avanti dagli indagati sarebbero stati reputati illeciti e sarebbero stati reinvestiti in attività commerciali, imprenditoriali e finanziarie. Tra queste spiccherebbe anche l’investimento di una parte del profitto del reato nella compravendita di criptovalute (bitcoin) su siti e piattaforme estere, anche attraverso l’emissione di “fatture per operazioni inesistenti” ed altre operazioni idonee a ottenere in concreto un effetto dissimulatorio della provenienza illecita.

Al termine delle indagini, tutte le persone coinvolte sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria di Rovereto per “frode in commercio”, “falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico”, “contrabbando”, “emissione di fatture per operazioni inesistenti”, “autoriciclaggio”, “abusivismo nei servizi di investimento” e per “responsabilità amministrativa degli enti”, essendo stato appurato il vantaggio per le società derivante dalla commissione dei reati da parte delle persone poste in “posizione apicale” nelle società.

L’attività condotta dalle Fiamme Gialle trentine, culminata con l’esecuzione del rilevante sequestro preventivo, costituisce un’ulteriore testimonianza del costante e concreto presidio esercitato dal Corpo. Si tratta, in particolare, di azioni volte alla “tutela del consumatore”, della “salute pubblica”, “dell’ordine pubblico economico e finanziario” e alla “tutela della leale concorrenza” nel libero mercato, al fine di scongiurare la commercializzazione di prodotti non sicuri (che generano anche illeciti benefici patrimoniali in danno dei commercianti onesti che subiscono lo svantaggio concorrenziale fraudolento), con la finalità di salvaguardare il cittadino dall’acquisto di articoli potenzialmente nocivi per la salute in quanto non rispondenti ai previsti standard di sicurezza, soprattutto in questo momento storico di grande difficoltà per la crisi sanitaria e socio-economica che sta vivendo l’intero Paese.

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