"A tre mesi dalla morte di Andrea non è cambiato nulla"
La lettera scritta dalla famiglia Papi nella ricorrenza della scomparsa del 26enne di Caldes
Sono passati tre mesi dalla tragedia in cui ha perso la vita Andrea Papi, il giovane di Caldes morto a 26 anni nei boschi del monte Peller dopo l’incontro fatale con l’orsa JJ4. E in questa triste ricorrenza, la famiglia Papi (il papà Carlo, la mamma Franca, la sorella Laura e la fidanzata Alessia) ha deciso di scrivere una lettera che pubblichiamo integralmente, in cui raccontano cosa è accaduto – e cosa no – in questi lunghi tre mesi senza Andrea.
Le lettera
"Sono passati tre mesi esatti dalla tragedia e, purtroppo, dobbiamo constatare che non è cambiato nulla. Anzi, si continua a parlare sempre e soltanto dell’orsa – delle sue condizioni di salute, di quello che le accadrà, qualcuno ha addirittura detto che è stressata – dimenticando che noi abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo un dramma immenso e che non riusciamo a darci pace. È una vergogna quello che sta accadendo. Nonostante il dolore e la rabbia, tuttavia, vogliamo fare alcune precisazioni. Intanto, non si è trattato di un incidente in montagna. Andrea non è scivolato e caduto su un sentiero in mezzo al bosco. È stata una tragedia attesa e annunciata perché, nei mesi precedenti, si erano verificate numerose altre aggressioni. Il destino, in questo caso, non c’entra nulla".
"Abbiamo scritto lettere al prefetto, al Parco, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che ci ha richiamato dicendo che verrà fatto tutto il possibile), al ministro della Giustizia Carlo Nordio (29 maggio, nessuna risposta), al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (5 giugno, nessuna risposta, ci hanno detto che forse arriverà una lettera). Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ci ha chiamato e poi ci ha inviato un messaggio in privato. Nessuno si è scusato o si è preso la responsabilità di quanto accaduto. Anzi, spesso riceviamo lettere sconclusionate da parte di cittadini che non fanno altro che aumentare il nostro dolore e la nostra frustrazione".
Il papà di Andrea: "Aspettiamo ancora le scuse pubbliche"
"Sull’orsa siamo sempre rimasti neutrali e siamo stati attaccati su tutti i fronti. Noi amiamo gli animali e non ci siamo mai dichiarati a favore dell’uccisione dell’orsa che – tra l’altro - si trova al Casteller e, di conseguenza, risulta al momento innocua. Il problema semmai sono gli altri, quelli che girano per i boschi, ma l’orsa è solo la punta di un iceberg alla cui base ci sono persone e istituzioni che hanno permesso tutto questo. Qualcuno ha firmato documenti per il ritorno dell’orso nelle nostre zone, a fronte di centinaia di migliaia di euro di contributi europei, qualcuno ha trasportato gli orsi fino a qui e, sempre a qualcuno, è sfuggito di mano l’intero progetto. JJ4 stanziava da tempo tra il monte Peller e malga Grum e, nonostante non fosse più radiocollarata da agosto 2022, tutti erano a conoscenza dei suoi spostamenti, ma hanno sempre taciuto per evitare allarmismo e panico. Dopo le varie aggressioni hanno lasciato l'orsa scorrazzare per i nostri boschi ignorandone la grave e ben nota pericolosità. Chi si concentra solo sull’orsa però dimentica che noi, a seguito di questa tragedia, abbiamo perso chi un figlio, chi un fratello, chi un fidanzato. Vogliamo giustizia e pretendiamo che il fenomeno venga arginato. Andrea è stato il martire di un progetto politico che ora risulta fuori controllo. Basta aggressioni e basta vittime: vogliamo vivere tranquilli a casa nostra. Chiediamo forse troppo?"
"I cartelli sulla presenza dell’orso. Nella zona in cui Andrea è stato aggredito non ce n’erano. Mentre quelli presenti, alcuni dei quali tutti arrugginiti, non sono cautelativi ma informativi: si dice, cioè, che è una zona attraversata da orsi e che, nel caso in cui li si incontrasse, ci si dovrebbe stendere a terra e proteggersi la testa con le mani. No comment. Infine, Andrea non era un runner. È stata la prima etichetta che gli hanno affibbiato i giornali. Si chiama – non si chiamava – Andrea Papi, e basta. Non era un corridore professionista. Ha fatto solo una gara amatoriale di corsa, in cui gli hanno scattato quella foto poi ripresa da tutti. Ma non era né federato né professionista quindi, per favore, non chiamatelo più runner. Grazie"