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Cronaca Villa Lagarina / località Castellano

Castellano: la leggenda del gatto bianco ed il "campo del sorcio"

L'origine del nome del "campo del sorcio" nei pressi del maniero lagarino è spiegata da una leggenda che ha come protagonista un gatto... nero? No, bianco

Divinizzati nell'antico Egitto, associati (quelli neri) a streghe e diavoli nel Medioevo, i gatti accompagnano da millenni la storia dell'uomo tanto da essere protagonisti di racconti e leggende. Una di queste è ambientata nel maniero di  Castellano, e risale al '700 quando i Conti di Lodron erano padroni, tra i vari  castelli del basso Trentino, anche del maniero di Castellano dove i signori erano soliti organizzare lauti banchetti per intrattenere i loro ospiti. Protagonista di queste feste era un gatto bianco divenuto leggendario per i suoi modi galanti, addirittura  superiori a quelli dei galantuomini del tempo.

Si dice che la bestiola riuscisse a porgere mazzi di fiori alle dame e bicchieri di vino ai cavalieri, perfino a reggere un candelabro per illuminare le buie sale del castello. Era talmente aggraziato da riuscire a passeggiare tranquillamente sul tavolo senza rovesciare nemmeno un calice, e talmente garbato da non farsi tentare nemmeno dalle carni più succulente. Per queste sue doti era sempre coccolato e vezzeggiato da tutti e la sua fama aveva supperato i confini del Trentino. La voce si era sparsa anche tra la comunità dei gatti, che lo vedeva lo vedeva come un "gatto degenere", che aveva rinnegato i suoi istinti di predatore. Naturalmente la cosa destava anche molte perplessità tra gli abitanti del villaggio.

Un giorno il Conte, mentre si riposava all'ombra di un albero neii campi, udì due contadini discutere a proposito del gatto bianco di castellano. "Quel gatto è stregato, nessuno è mai riuscito a tentarlo, a fargli assaggiare un pezzo di carne" diceva uno. "Io ci  riuscirei, te lo posso garantire" rispose l'altro, un tale di nome Tonio Pederzini. "E come fareste? Sentiamo..." disse il Conte uscito allo  scoperrto. "Non posso rivelarlo, ma mettetemi alla prova" rispose il contadino che propose al nobile una scommessa: "Se ci riuscirò, questo campo di vostra proprietà diventerà mio". Il conte accettò ed il Pederzini all'indomani si presentò al banchetto vestito a festa con le piume sul cappello.

Sulla tavola vennero servite le portate ed il gatto, passeggiando con la sua solita grazia tra i calici, non sembrava curarsi della carne fumante nei piatti. Quando passò  davanti al Pederzini però questi, con un gesto fulmineo, si slacciò il polsino della camicia e liberò un topolino che aveva nascosto nella manica. Il topolino fece un salto e finì dritto tra  le zampe del gatto bianco, che, eccitato per la sorpresa, lo inseguì per tutto il tavolo rovesciando bicchieri e candelabri fino ad agguantarlo e farne un sol boccone. Da galantuomo qual'era il Conte onorò la scommessa e da quel giorno il campo, proprio sotto al castello, porta il nome di "campo del sorcio". 

La leggenda è presa dal volume "Leggende dei castelli del Trentino" di Giovanna Borzaga, Manfrini Editore

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