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Lavoro, poche donne nei ruoli di vertice. Aumentano le discriminazioni

Le posizioni apicali sono rappresentate prevalentemente da uomini, così come si rileva tra gli operai. Tra i dirigenti il 31,5% sono donne, il 68,5% uomini. I quadri: 37% contro 63%. Impiegati: 60,2% contro 39,8%. Operai: 41,5% contro 58,5%

La percentuale di donne che si avvicina al mercato del lavoro in Provincia di Trento é molto inferiore rispetto a quella dei maschi, sebbene negli ultimi anni ci sia stato un tendenziale aumento dell’occupazione femminile, con un andamento che si ritiene possa proseguire negli anni a venire. Lo ha comunicato Antonella Chiusole, dirigente generale dell’Agenzia del Lavoro, alla seconda commissione permanente del Consiglio provinciale. E' infatti di  58,1% il tasso di occupazione femminile rispetto al 72,8% dei maschi. Quanto alla disoccupazione il tasso è stato il 6,8% per le donne contro il 5,6% dei maschi. Dall’ultima indagine, indipendentemente tra le tipologie di aziende (pubblico e privato), si conferma che le posizioni apicali sono rappresentate prevalentemente da uomini, così come si rileva tra gli operai. Tra i dirigenti il 31,5% sono donne, il 68,5% uomini. I quadri: 37% contro 63%. Impiegati: 60,2% contro 39,8%. Operai: 41,5% contro 58,5%.

Lo scarto di genere è legato soprattutto al tema della conciliazione familiare, ovvero da un lato c’è una discriminazione in entrata da parte dei datori di lavoro, dall’altro c’è una forma di autoesclusione da parte delle donne in considerazione proprio di questa rigidità e delle proprie esigenze di conciliazione. Il 37,3% dei rapporti di lavoro per le donne è part time.  E che cosa si fa nella situazione così descritta? Chiusole ha illustrato sinteticamente il piano di politica del lavoro vigente che, ha detto, ha previsto diversi interventi mirati a sostenere l’occupazione femminile in un’ottica conciliativa: si interviene sui regimi di orario, con contributi ai datori di lavoro per consulenze sulla conciliazione familiare, contributi all’assunzione, contributi per l’avvio di attività d’impresa; si agisce attivando progetti per favorire l’occupazione delle disoccupate madri, con interventi per favorire il coinvolgimento dei padri nell’attività di cura.

Aumentano, rispetto al recente passato, anche i casi di discriminazione sul lavoro nei confronti delle donne. Sono state 113 le vertenze presentate nel 2012 al Consiglio delle pari opportunità, di cui 93 presentate da donne (83,30) e 13 da uomini (11,50), in stragrande maggioranza lavoratori dipendenti. Le discriminazioni collettive sono state 7. Su 93 donne, 76 sono donne con figli, il datore di lavoro vede in netta prevalenza (63 su 113) i privati. Quanto alla tipologia dei casi trattati, le problematiche più ricorrenti hanno riguardato il part time, la flessibilità dell'orario lavorativo, il mobbing, da parte di colleghi o datori di lavoro, la cessazione del lavoro. Il trend generale è in aggravamento: da 76 vertenze nel 2006 si è passati a 113 nel 2012 con un aumento di quasi 40 casi di discriminazione. La causa di questo incremento potrebbe essere almeno parzialmente riconducibile alla difficile congiuntura economica in atto.

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