Donna morta con il kit del suicidio: "Io vendo solo il prodotto"

Ci sarebbe Kenneth Law dietro il sito utilizzato dalla donna della Valsugana che avrebbe acquistato l’ormai tristemente celebre “kit del suicidio” per togliersi la vita. L’uomo è stato arrestato dalla polizia di Peel, in Ontario, con l’accusa di aver fornito consulenza in due casi di suicidio e chissà che il suo nome non finisca anche nel registro degli indagati per istigazione al suicidio, al momento contro ignoti, aperto dalla Procura di Trento dopo la morte della donna.

Ex ingegnere aerospaziale, chef a Toronto, Law avrebbe gestito dei siti web, ora chiusi, in cui erano messi a disposizione i kit da utilizzare per togliersi la vita, nove dei quali acquistati anche in Italia (uno sarebbe proprio quello della 63enne). Secondo quanto emerso nelle ultime ore, gli altri otto acquirenti sarebbero stati rintracciati nelle province di Roma, Milano, Napoli, Monza, Lecco, Caserta, Bologna e Pavia e starebbero tutti bene.

L’ipotesi più plausibile al vaglio delle forze dell’ordine è che la donna della Valsugana sia stata una delle prime a ricevere il kit proveniente dal Canada e di aver utilizzato il materia al suo interno praticamente subito, rendendo vano ogni tentativo di soccorso. Ad avvertire i carabinieri della compagnia di Borgo i familiari della donna che vivono fuori regione e che non avevano più sue notizie.

Kenneth Law è finito anche sulle pagine di uno dei principali quotidiani internazionali, il The Times, al quale aveva detto: “Ma si stanno suicidando loro stessi, io non sto facendo niente di male. Io sto solo vendendo un prodotto, non sto assistendo il suicidio di nessuno, non ti sto costringendo a comprare niente”. Law era stato accusato di essere legato anche al suicidio di due giovani ventenni inglesi; eppure, va detto, la polizia d’oltremanica non aveva trovato alcuna prova che gli elementi sul sito fossero pubblicizzati o venduti consapevolmente a scopo di suicidio.