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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca Riva del Garda

Invalida e con partita Iva: "Mi vergogno, ma non ho di che vivere"

"Con una partita IVA devo pagare i contributi come se fossi sana al 100% mentre da dipendente ne pagherei solo una parte, stessa cosa vale per gli Studi di settore che pretendono da me un lavoro al 100%. Non ce la faccio più"

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera che A.S., 49enne di Riva del Garda, ha inviato - oltre che a noi di Trento Today - anche alla segreteria nazionale di Federconsumatori

Ho trovato il Vs. sito per caso e vorrei portare a Vs. conoscenza cosa mi sta capitando:

Ho 49 anni, sono Trentina, lavoro da quando ne avevo 14. La schiena l’ho piegata tanto, pagando sempre (anche in tempi d’oro) tutto ciò che mi si chiedeva. Ad un certo punto della mia vita, la schiena a forza di piegarla si è rotta. Mi spiego meglio, ho subìto 3 operazioni alla spina dorsale in 4 anni, di cui l’ultima è stata un trapianto di osso da donatore e l’inserimento di una protesi di plastica. Bene, perchè dopo un anno di sedia a rotelle e morfina per i dolori, finalmente mi rimettono in piedi. Sostengo le visite all’ASL e mi dichiarano invalida al 47% anche per il lavoro, tant’è che il mio datore di lavoro approfitta degli incentivi per l’assunzione di un invalido. Poi, per motivi familiari molto gravi e l’incompatibilità col lavoro che svolgevo (disegnatore tecnico presso una carpenteria, in teoria sarei dovuta rimanere in ufficio ma il titolare pretendeva che salissi sulle impalcature di 3 o 4 piani delle case in costruzione per prendere misure) ho deciso di aprire una mia attività artigianale un po’ più tranquilla. Adesso arrivo al punto: con una partita IVA devo pagare i contributi come se fossi sana al 100% mentre da dipendente ne pagherei solo una parte, stessa cosa vale per gli Studi di settore che pretendono da me un lavoro al 100%. Non ce la faccio più, quando ho sollevato la questione all’Associazione Artigiani del mio territorio mi sono sentita rispondere che le cose stavano così e che se non mi andavano bene dovevo farmi assumere da qualche altra ditta. Ho cartelle Equitalia che non riesco a pagare, e quando vado a fare quel poco di spesa conto i centesimi. Ripeto, non ce la faccio più a sopportare questa umiliazione e non riesco più a lavorare come un asino (quando ho le commesse per farlo) con conseguenti giornate a letto per il mal di schiena (che non vengono conteggiate come possibili fermi lavoro dall’Agenzia delle Entrate). Ho provato a contattare l’Agenzia del Lavoro locale e mi è stato detto che nessuno richiede più nemmeno gli invalidi... Credetemi, mentre Vi scrivo ho le lacrime agli occhi, per la vergogna,  per la rabbia e per un grande senso di impotenza che non ho mai provato prima. Sono sempre stata autonoma, ho sempre provveduto per me e per gli altri (una figlia e un nipotino), ma adesso mi rendo conto che non mi rimane nulla. Cosa mi resta da fare? Non lo so. Forse nulla, forse ribellarmi, forse andarmene. So solo che dovrò decidere in breve tempo perchè la situazione sta precipitando. Scusate lo sfogo, sono rimasta talmente schifata da ripensare alla mia cittadinanza Italiana.
RingraziandoVi per la Vs. considerazione, porgo distinti saluti.

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