Flavescenza dorata della vite, Trentinaglia: “Troppi errori in passato, ecco cosa dobbiamo fare”
Il presidente di Acli Terra del Trentino pone l’attenzione su una malattia che ha distrutto in provincia 650mila piante
La flavescenza dorata della vite è un problema tutt’altro che secondario in Trentino. In questo senso, parlano i numeri: la malattia epidemica che si propaga attraverso un piccolo insetto vettore, negli ultimi anni ha distrutto 650mila piante, per un totale di 130 ettari di territorio.
Le misure di profilassi messe in campo finora non sono riuscite a contenere seriamente la malattia, tanto che tra Trento, l’Alta Vallagarina e la Valsugana, il fenomeno ha assunto proporzioni preoccupanti con pesanti ricadute sui bilanci di molte imprese agricole, specialmente sugli impianti di Chardonnay, Pinot nero e Pinot bianco.
Sul tema si è espresso così Matteo Trentinaglia, presidente Acli Terra del Trentino: “Il Trentino sembra oggi incamminato nella giusta prospettiva per il controllo del parassita nonostante gli errori compiuti fino al 2021. Ora, accanto alla possibilità di ricorrere ad alcuni interventi mirati di difesa dalla flavescenza, è però necessario il ricompattamento dell’intero settore nella lotta a questa e alle altre malattie derivate da nuovi parassiti attraverso una maggiore sinergia e dialogo all’interno di tutto il sistema agricolo trentino”.
Secondo Trentinaglia, l’obiettivo deve puntare ad essere la tempestività delle misure di profilassi, la lotta al degrado e all’abbandono delle colture, la ricerca applicata, il coinvolgimento e la responsabilità dei singoli produttori nel rispetto delle misure di contenimento. Senza dimenticare, naturalmente, la sostenibilità.