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Cronaca San Giuseppe / Largo Luigi Pigarelli

Evasione fiscale e false fatture, la finanza denuncia sette persone

Complessivamente vengono contestati redditi non dichiarati per 11 milioni e 224 mila euro, circa 200 mila euro di Iva non versata e false fatturazioni per 1 milione e 427 mila euro

La Guardia di Finanza di Trento ha denunciato sette persone alla Procura di Trento per reati che vanno dall'evasione fiscale fino alla fatturazione falsa. Complessivamente vengono contestati redditi non dichiarati per 11 milioni e 224 mila euro, circa 200 mila euro di Iva non versata e false fatturazioni per 1 milione e 427 mila euro. La prima fase dell'attività di indagine è stata conclusa nel settembre del 2011, ed era iniziata due anni prima, ma altri accertamenti sono stati condotti fino alla fine del mese di giugno 2012. Sono state fatte verifiche nei confronti di un noto studio professionale di Trento che offriva ai suoi clienti investimenti all'estero senza che però - questo sostiene l'accusa - gli interessati sapessero nulla. Secondo le fiamme gialle, una volta proposte queste ipotesi di guadagno oltre confine, venivano effettuate dal professionista e da un noto commercialista di Trento (anch'egli tra gli indagati) delle "fantomatiche consulenze di società estere", inglesi, di cui però i clienti non sapevano nulla non avendo ricevuto nessun rendiconto. In realtà, infatti, queste operazioni sarebbero state fittizie, eseguite quindi con l'unico scopo di produrre false fatture per consulenze inesistenti. L'attività dello studio professionale è stata tenuta sotto osservazione e monitorata fino al giugno scorso,  soprattutto attraverso lo scambio di corrispondenza elettronica tra il titolare dello studio ed un noto commercialista trentino. 

Secondo le fiamme gialle i clienti dello studio procedevano a contabilizzare le fatture relative a queste consulenze estere, che però non venivano in realtà mai pagate. Alcune persone, essendo a digiuno in materia contabile, hanno dichiarato alla finanza di ignorare che quelle fatture rientrassero nella loro contabilità. Nello scambio di mail tra il professionista e il commercialista, intercettate dagli investigatori, emerge come i due si accordino per dividere i proventi a metà facendo però attenzione a "non spremere il limone", cioè a non mettere troppa pressione al cliente ignaro. Gli atri indagati sono persone dell'impenditoria locale, che avrebbero sostenuto il commercialista e il titolare dello studio nel "perfezionamento di alcune operazioni immobiliari", che hanno poi portato alla realizzazione di plusvalenze su cui non sarebbero state pagate tasse.

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