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Cronaca

Acqua sempre più cara, nel 2011 bollette aumentate del 6%

Il Trentino è tra le aree più virtuose dell'Italia: 167 euro il totale della spesa media annua compresa l'iva che l'utente medio si è ritrovato in bolletta nel 2011. In aumento del 6,4% rispetto al 2010

Quanto spendono mediamente gli italiani per le bollette dell'acqua? A questa domanda ha cercato di rispondere Cittadinanza attivva, che ha pubblicato un dossier sul costo del servizio idrico integrato in Italia. Il Trentino è tra le aree più virtuose dell'Italia e tra quelle con i costi più contenuti: 167 euro il totale della spesa media annua compresa l'iva che l'utente medio si è ritrovato in bolletta nel 2011. In aumento del 6,4% rispetto al 2010, quando era di 157 euro. La percentuale di dispersione della rete (vale a dire l'acqua che viene persa nel tragitto tra gli acquedeotti e le utenze) è del 21%, tra le più basse d'Italia, davanti c'è soltanto la Lombardia (19%). Tornando ai costi, Cittadinanza attiva ha elaborato una sorta di classifica delle prime dieci città italiane valutando la spesa media dei cittadini per il servizio idrico intergrato. Trento è seconda, dietro ad Isernia, tra i centro abitati per la spesa annua. 

Negli ultimi 5 anni, il costo dell’acqua non ha fatto che lievitare: +24,5% di media, con picchi a Lecco (+126% dal 2007 al 2011, record nazionale), Benevento (+79,8%), Massa e Carrara (+64,3%), Aosta (+57,1%), Lodi (+56,5%), Viterbo (+53,1%), Parma (+52,5%), Macerata (+52,2%), Pordenone (+51,1%). In altre 30 città, gli incrementi hanno superato il 30%. 
Nel 2011 rispetto al 2010, le tariffe sono cresciute in media del 5,8% a livello nazionale, con oltre 70 città che hanno aumenti delle tariffe, in 11 casi incrementi a due cifre.  Il caro bollette viaggia più spedito al Centro (+34,3% rispetto al 2007, +6,2% rispetto al 2010). Seguono le regioni del Nord (+25,6% rispetto al 2007, +6,7% rispetto al 2010) e il Sud (+14,1% rispetto al 2007, +3,2 rispetto al 2010).

Le regioni centrali si contraddistinguono in media per le più elevate tariffe applicate al servizio idrico integrato. La Toscana, con ben 7 città tra le prime 10 più care, si conferma la regione con le tariffe mediamente più alte (431€). Costi più elevati della media nazionale si riscontrano anche nelle Marche (379€), in Umbria (371€), in Emilia Romagna (369€) e in Puglia (353€).
 Grandi differenze esistono anche all’interno delle stesse regioni. Ad esempio, in Sicilia tra Agrigento e Catania intercorre una differenza di ben 255€. Altri esempi di simile portata si riscontrano in Toscana, Liguria, Veneto, Marche, Lombardia, Friuli, Piemonte ed Emilia Romagna. Trento invece è tra le città in cui il servizio idrico integrato costa meno (circa 123 euro annui) .

In un anno una famiglia sostiene in media una spesa di 290€ per il servizio idrico. L’indagine  è stata realizzata in tutti i capoluoghi di provincia, relativamente all’anno 2011. L’attenzione si è focalizzata sul servizio idrico integrato per uso domestico: acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, quota fissa (o ex nolo contatori). I dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone, con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua, e sono comprensivi di Iva al 10%. 


Il commento di Antonio Gaudioso, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva: “Quando si parla di infrastrutture necessarie per rilanciare il Paese, occorre pensare all’urgenza che rivestono le grandi opere legate al servizio idrico, ad iniziare dagli acquedotti, non fosse altro che per arginare l’enorme spreco di una risorsa che non è né illimitata né a costo zero per la collettività, come l’escalation delle tariffe dimostra. Da questo punto di vista, ci aspettiamo molto dal lavoro dell’Autorità alla quale da poco sono state attribuite competenze in materia di servizi idrici. Cittadinanzattiva le consegnerà con piacere i propri studi di settore convinta che possano risultare utili all’Autorità, chiamata quanto prima a definire e a far rispettare ai gestori dell’acqua una diretta relazione tra investimenti, standard di qualità del servizio e costi in bolletta”.


Un grande problema in Italia, secondo Legambiente-Ecosistema Urbano 2011, è il fatto che in media il 32% dell’acqua immessa nelle tubature (per tutti gli usi) va persa, problema particolarmente accentuato al Sud (42%) e al Centro (32%), meglio il Nord che presenta percentuali di perdite al di sotto della media nazionale (25%). La manutenzione? Inesistente o quasi: rispetto al 2007, su 88 città prese in esame la dispersione idrica è aumentata in ben 47! Cosenza (73%), Campobasso (65%) e Latina (62%) le città colabrodo, seguite da altre 9 in cui almeno la metà dell’acqua immessa va persa: Pescara, Avellino, Trieste, Grosseto, Potenza, Catania, L’Aquila, Gorizia, Siracusa. Tra queste 12 città, solo a L’Aquila la dispersione rispetto a 5 anni fa è in diminuzione, per le altre la situazione è stabile o addirittura peggiorata.
 

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