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Cronaca

Atto vandalico a Roncone: incendiata la porta della casa dei profughi

Ad innescare le fiamme, lo zerbino intriso di liquido infiammabile. "Offesi i valori più profondi della nostra comunità", dicono il presidente Ugo Rossi e l'assessore provinciale Luca Zeni

Atto vandalico questa notte a Roncone, in Trentino, nella casa 'Fondazione don Santo Amistadi', dove sono ospitati 13 richiedenti asilo. Una fattispecie simile a quanto accaduto  a Lavarone e a Soraga. Verso le 3.20 è arrivata una chiamata per principio di incendio ai vigili del fuoco volontari di Roncone, che sono giunti velocemente sul posto trovando la porta principale in legno che bruciava. Ad innescare le fiamme, lo zerbino intriso probabilmente - ma questo lo diranno gli accertamenti, che sono in corso - di liquido infiammabile. In pochi minuti i vigili del fuoco, gli agenti della Polizia locale guidati dal comandante Stefano Bertuzzi e del vice Paolo Giovannelli ed i carabinieri hanno svegliato gli ospiti della struttura, che non si erano accorti di nulla. Sono quindi stati fatti uscire da una porta secondaria e raggruppati, per consentire ai pompieri di areare gli ambienti del primo piano della struttura, in cui si era creato del fumo, e spegnere le fiamme. Verso le 5 la situazione è rintrata nella normalità senza feriti. Sulla vicenda, la Procura di Trento ha aperto un'inchiesta a carico di ignoti.

LE REAZIONI

"Il territorio trentino ha subito nelle ultime ore un atto di violenza. Un'azione che non colpisce solo i migranti e il progetto di accoglienza ma che offende i valori più profondi della nostra comunità". Il presidente Ugo Rossi e l'assessore provinciale Luca Zeni esprimono la propria ferma condanna riguardo l'episodio che ha preso di mira una struttura di Roncone dove sono ospitati dodici richiedenti protezione internazionale. Ignoti hanno dato fuoco, la scorsa notte, all'ingresso dell'edificio provocando danni di modesta entità.

"Si tratta – affermano Rossi e Zeni – di riprovevoli azioni che cercano di minare la serena convivenza. Il tentativo sembra essere quello di infrangere con la violenza un equilibrio, una progettualità che giorno dopo giorno si traduce in accoglienza, dialogo e incontro, pur tra le difficoltà che inevitabilmente accompagnano questi percorsi. L'episodio di Roncone, come quelli di Lavarone e Soraga, appare come l'azione vigliacca di chi, consapevole di non avere il sostegno della comunità, cerca quindi di destabilizzare in modo criminale il cammino di accoglienza, trasmettendo un'immagine di intolleranza che non appartiene al nostro territorio. La quotidianità della convivenza sta dimostrando che queste violente manifestazioni di dissenso nulla hanno a che vedere con il reale sentire e l'effettiva risposta della comunità. A Roncone, quindi, l'accoglienza proseguirà senza cedimenti. Inizialmente v'erano state alcune proteste, peraltro strumentalizzate, riguardo l'arrivo dei migranti, ma poi tutto è andato per il meglio come confermato proprio stamane dal sindaco. È responsabilità dell'intera comunità – concludono presidente e assessore – non sottovalutare l'entità di questo nuovo atto di violenza che fra l'altro stavolta ha colpito una struttura dove all'interno sono presenti dodici persone; tuttavia, è altrettanto importante non interpretarlo come un segnale di odio da parte di molti, bensì come un'indegna provocazione da parte di pochi".


Sulla stessa linea il sindaco Franco Bazzoli, che parla di "atto deplorevole e inqualificabile che non rappresenta la comunità delle Giudicarie e di Roncone, che si è sempre distinta per generosità e accoglienza". Si tratta di un'azione molto grave che non deve essere sottovalutata perché caratterizzata dal passaggio dalle parole ai fatti”, afferma il presidente della Comunità delle Giudicarie Giorgio Butterini che aggiunge: "Ci sono canali civili e democratici per manifestare la propria insofferenza".

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