Le indagini preliminari dei carabinieri del comando provinciale sul giro di falsi green pass a Trento nord e Pergine Valsugana sono giunte al termine: 92 persone dovranno ora rispondere dei reati di associazione per delinquere, corruzione, falsità ideologica e accesso abusivo a sistema informatico.

Tamponi con esito a richiesta, chiusi due centri a Pergine e a Trento nord: indagini in corso

Le indagini erano partite a inizio anno a seguito di alcune segnalazioni giunte agli inquirenti sulle anomale modalità con cui venivano praticati i test da parte di un infermiere che agiva in regime di libera professione presso due ambulatori allestiti nel palazzetto dello sport di Pergine Valsugana e in uno stabile di Trento nord. Gli esiti giungevano infatti al cellulare dei pazienti prima ancora che fosse trascorso il tempo minimo di immersione del campione nel reagente.

Nell’arco di due mesi sarebbero stati effettuati 33mila tamponi (una media di circa 600 al giorno) dato ritenuto dai militari “assolutamente abnorme” e peraltro non riscontrato nel corso dei servizi di osservazione effettuati nei due ambulatori.

Ulteriori approfondimenti hanno consentito di appurare che il professionista, avvalendosi della collaborazione di altri quattro indagati, aveva allestito un “tamponificio” al quale in molti sarebbero ricorsi, al fine di ottenere referti di favore. Chi aveva bisogno di una certificazione verde valida per 48 ore richiedeva un esito negativo. Chi, invece, voleva evitare la vaccinazione ma non rinunciare alle libertà consentite dal cosiddetto green pass rafforzato, richiedeva un’attestazione di positività.

I due centri dove venivano effettuati i tamponi sono stati chiusi nel corso delle indagini. I carabinieri hanno inoltre sequestrato 120mila euro di provenienti dall’attività illecita e 100 green pass falsi.