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"Rispet", il film tutto trentino che racconta il lato oscuro della montagna

Il film, scritto dalla regista Cecilia Bozza Wolf insieme a Raffaele Pizzatti Sertorelli, è stato girato in Trentino e con attori non professionisti nella Valle di Cembra

Esce al cinema "Rispet", un film prodotto da Stefilm di Torino, in collaborazione con Rai Cinema. Un film che parla trentino e lo si vede già dal titolo. Al centro c'è infatti "Rispet", parola dialettale trentina che racchiude in sé un mondo di emozioni e conflitti, un sentimento ambiguo oscillante tra onore e vergogna, capace di condizionare nel profondo i comportamenti degli abitanti delle piccole comunità montane. Rispet vuole essere un film che indga e svela il lato oscuro della montagna, quella parte tutt’altro che idilliaca e festosa con cui si è abituati, soprattutto da fuori, a guardare alle valli trentine. Così la regista Cecilia Bozza Wolf ci regala uno sguardo sul lato oscuro della montagna, in chiave western.

La trama di Rispet

Corvaz è un trentenne semplice e istintivo che lavora sodo nella vigna del padre e adora andare in giro con il suo cane Toni. La vita del villaggio di montagna è tutta incentrata sul bar, di proprietà del ricco viticoltore/proprietario terriero e gestito dalla fidanzata del figlio. Gli uomini passano il loro tempo bevendo, tra rancori e false amicizie, quando una notte, le statue di legno che decorano la piazza, sono vandalizzate. La colpa è subito data a Corvaz. Anche Mara, l'energica barista, crede che sia stato lui. Cercando però di superare l'ostilità collettiva, lo incontra e tra loro nasce un’amicizia mentre il desiderio di vendetta della comunità diventa sempre più forte. Il codice del rispet che li ha tenuti tutti insieme, ora è infranto. Con una spedizione punitiva gli abitanti costringeranno Corvaz a reagire ed eventualmente andarsene, ma per gli altri potrebbe non esserci alternativa.

Il lato oscuro della montagna

Spesso quando si pensa alla montagna la mente rimanda a cartoline, immagini di paesaggi mozzafiato. Boschi, ruscelli, prati e vigneti, paesini graziosi e ordinati. Tutto sembra pacifico e idilliaco, come in una fiaba. Ma in quei paesini ci sono case, dentro le case persone e quelle persone, non sempre riflettono la spensieratezza del paesaggio in cui vivono. Quella cartolina nasconde un lato oscuro che non si vede da lontano. Bisogna avvicinarsi, zoomare, stringere l’inquadratura, fare dei primi piani sulla gente che vive in quelle case, in quel paesino, in quel panorama da favola per ricordarsi che anche nelle favole c’è sempre un lupo cattivo. Ed è proprio di questo che parla Rispet, zoomando, sfocando l’idillio sullo sfondo e facendo emergere l’altra faccia della vita in montagna, quella di chi la montagna la vive ogni giorno.

Il film si inserisce in quel contrasto fra le immagini patinate delle Alpi offerte dai media e radicate nell’immaginario collettivo e di un vissuto montanaro tutt'altro che sereno, di una montagna fatta di suicidi, alcolismo endemico e depressione. Luoghi dove dilagano taciute follie e drammi di individui e di famiglie che provengono da un lungo elenco di vicende in gran parte sconosciute, sconcertanti, misteriose talvolta quasi macabre. Una montagna triste fatta di angosce e solitudini maturate per lo più dentro le mura domestiche e sepolte come segreti inconfessabili dentro i confini delle comunità e dei villaggi. Intorno invece, frotte di villeggianti inseguono divertimenti, svaghi, serenità e benessere. Questo lato segreto e oscuro delle Alpi, troppo spesso taciuto, svela l’estrema ambiguità e complessità della realtà alpina contemporanea.

Una realtà che è però in costante mutamento, una montagna i cui volti sono sempre più sfaccettati tra presunto tradizionalismo e chiusura, ma anche bisogno di intrusioni dall’esterno, di evasione, di diversità. Una montagna in mutamento dove gli stereotipi si rovesciano e il folclore si lascia contaminare dalla cultura pop dei social media e del marketing. Una montagna in crisi di identità.

Un atto d’amore della regista: Cecilia Bozza Wolf

"Raccontare i malesseri delle comunità di montagna è un atto d’amore, - dice la regista Cecilia Bozza Wolf -, così come lo è un titolo come Rispet, una parola dialettale trentina che racchiude in sé un mondo di emozioni e di conflitti, un sentimento ambiguo che oscilla tra l’onore e la vergogna, capace di condizionare nel profondo i comportamenti degli abitanti delle comunità montane. Rappresentare il "rispet" per me - spiega la regista - significa parlare di un sentimento che ha condizionato tutta la mia vita: nonostante me ne sia andata dal mio paese di montagna a diciotto anni, e abbia avuto l’occasione di conoscere altri mondi, una parte di lui sopravvive radicata nel mio intimo, come una vecchia cicatrice che ogni tanto torna a dar fastidio".

Cecilia Bozza Wolf regista RISPET

"Con questo film - sottolinea Cecilia Wolf - ho voluto mettere in luce questo particolare aspetto della vita in montagna. Non l’unico, certo, ma quello che più di tutti finisce nascosto sotto al tappeto, come la polvere che non si vuol vedere. Sono nata e cresciuta in un piccolo paese del Trentino, ho vissuto in prima persona il "rispet" e le sue conseguenze, talvolta anche tragiche, ma ho deciso da adulta di continuare a vivere in un paesino di montagna. Considero questo film un atto d’amore, non di disprezzo, nei confronti della realtà che mi circonda, una realtà che rimane pur sempre casa mia.

Il film, scritto dalla regista insieme a Raffaele Pizzatti Sertorelli, è stato girato in Trentino e con attori non professionisti nella Valle di Cembra ed è la storia di un borgo di montagna immerso nei vigneti dove gli abitanti giurano di essere una grande famiglia, ma tra loro serpeggia una profonda incapacità di esprimere emozioni e desideri.

Non proprio degli attori

In Rispet ogni personaggio prende direttamente spunto dalla vita reale della persona che lo interpreterà e la gran parte di queste persone si conosce e frequenta da tempo. Alcuni provengono dallo stesso paese, altri sono amici d’infanzia, altri, ancora, parenti. Nessuno di loro è propriamente un attore.

Non ci sono stati dialoghi da imparare a memoria, ma solo un canovaccio, un’idea generale dello svolgimento della situazione messa in scena e al contempo una forte conoscenza - da parte dei “non attori”- del personaggio a cui dare vita. Personaggi modellati sul loro carattere, sulle loro esperienze di vita e sul fatto che ognuno ha ben presente che significa vivere sotto il “regime del rispet".

Ognuno ha avuto profonda consapevolezza delle emozioni e dei tormenti dei personaggi avendole già provate sulla sua pelle. Gli interpreti sono stati lasciati liberi di agire, reagire, muoversi, parlarsi, in base a quanto la situazione stimolava spontaneamente nel loro intimo, così come di ricreare situazioni da loro già vissute attraverso l’interazione tra loro e con i luoghi che li circondano.

La prima del film

Il film verrà presentato a Milano al cinema Anteo City Life martedì 6 giugno, ore 20:00. Alla serata saranno presenti la regista, lo sceneggiatore, lo scrittore Franco Faggiani e il produttore Stefilm.

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