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Cronaca

I disabili hanno diritto ad avere la propria famiglia?

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

C'è ancora una tendenza inquietante in ogni società umana: ritenere che i disabili non siano più in grado di vivere una vita dignitosa "solo" perché non entrano nel concetto della "normalità".

E per disabilità non s'intende solo quella fisica ma anche quella psichica. Un albero smette di essere albero senza le foglie? Un cane non è più un cane se gli hanno dovuto amputare una zampa? Assolutamente no. E lo stesso vale soprattutto per gli esseri umani, la cui esistenza non è un monotono rito quotidiano ma un sistema di azioni, pensieri, responsabilità e affetti.

Un disabile, infatti, non smette di avere bisogno di lavorare, di divertirsi in giro e di fare l'amore. E un disabile non smette mai di volere una famiglia e di averne cura in ogni momento. Ecco perché è terrificante sapere che in Italia siano accaduti casi in cui ai disabili è stata tolta la possibilità di essere padri e madri, solo perché la società dei normali ritiene che non possano più occuparsi dei propri figli.

La cronaca, infatti, è piena di tali vicende, a partire dalla storia di quella bambina che, nel 2008, pochi giorni dopo la sua nascita, è stata sottratta ai genitori perché entrambi presentavano un leggero handicap mentale. E il giudice non volle sentire ragioni, neanche il fatto che il papà di Giulia avesse già cresciuto, in un precedente matrimonio, due figlie di 22 e 24 anni. Soliti tristi paradossi della giustizia italiana, o meglio ingiustizia.

(Potete leggere il documento intero pubblicato su "Ridateci i nostri figli" di Nunzia Manicardi)

Si dovrebbero fare delle sezioni specializzate per la famiglia nel tribunale per i minori a garanzia di un controllo esterno e del diritto al contraddittorio (che nel Tribunale dei Minori non esiste) ma senza perdere l'esperienza dei giudici minorili. I giudici onorari andrebbero tolti, non possono essere sia consulenti che giudici violando così il diritto alla difesa in un palese conflitto di interesse.

La legge di Cardiello è un primo passo positivo... leggete qui Parlando di Tribunali dei Minori, andrebbero sostituiti con sezioni specializzate per la famiglia nel tribunale civile. I TdM funzionano in base a un regio decreto del 1934 redatto in pieno periodo fascista e funzionano in base a un protocollo che non include il diritto al contraddittorio che è un principio base del giusto processo. Il già giudice Morcavallo spiega molto bene il tutto in questo video. A Trento c'è un caso di due genitori che hanno dei problemi psichici che, se sostenuti adeguatamente, potrebbero tenere la bambina.

Hanno dei seri problemi, ma con maggiore competenza, e volontà di garantire, alla bambina, il diritto di crescere nella sua famiglia, si poteva mantenere la bambina a casa... Al di là del fatto specifico, però, la lezione che ne deriva è la necessità che il sistema giuridico italiano sia idoneo a tutelare i diritti dei disabili. E soprattutto che non applichi decisioni che derivino dal pregiudizio concettuale dei "normali", perché non c'è scritto da nessuna parte che la vita sia tale solo se sia "normale".

Gian Piero Robbi - giampi.robbi@gmail.com

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