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Commercio: "Chiudi la domenica, apri ai diritti sul lavoro"

Ieri mattina una trentina di lavoratrici e lavoratori del commercio hanno partecipato al presidio, organizzato dalla lista Rivoluzione Civile - Ingroia per contestare le aperture domenicali e portare solidarietà alle lavoratrici e lavoratori del settore

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

Riceviamo e pubblichiamo

Ieri mattina una trentina di lavoratrici e lavoratori del commercio hanno partecipato al presidio, organizzato dalla lista Rivoluzione Civile - Ingroia per contestare le aperture domenicali e portare solidarietà alle lavoratrici e lavoratori del settore che oggi lottano contro il decreto "salva Italia" che liberalizza gli orari di commerciali domeniche comprese..

Una iniziativa che trova fondamento nella scelta di porre il lavoro al centro dell'iniziativa politica convinti che una società incentrata sul consumismo e sulla negazione dei diritti non abbia futuro se non quello di un impoverimento culturale, relazionale e familiare.

Tutti sappiamo che questa società consumistica succhia la vita delle persone rendendole dipendenti di consumi, sempre più voluttuari a scapito dei consumi collettivi come la socializzazione, la cultura, la felicità di vivere l'ambiente naturale, le montagne, la bellezza dei parchi e dei giochi all'aperto.

Oggi siamo qui per ribadire che i diritti non sono un prodotto commerciale da mettere sul mercato, come contenuto nelle riforme Fornero e da Sacconi durante il governo Berlusconi contro le quali abbiamo raccolto oltre un milione di firme per due referendum (art.18 e art.8) scippati da Napolitano.

Un diritto che trova valide motivazione come:

  • Il settore del commercio non può essere annoverato fra i servizi di pubblica utilità come la sanità, i trasporti, ecc. Ricordiamo che il commercio attualmente offre un servizio per 66 ore settimanali a fronte di altri servizi, ben più importanti come le banche, poste, comune, laboratori di analisi dove l'apertura al pubblico non supera le 40 ore (spesso dal lunedì al venerdì);

  • Inoltre dare vivibilità alla città non può significare shopping sfrenato ma costruzione da parte del comune di eventi culturali, ricreativi, musicali, di luoghi di ritrovo, di spazi per i giovani, di servizi al cittadino ed al turista, significa parchi aperti e sicuri, insomma significa dare una nuova dimensione alla città che risponda alle esigenze del cittadino e non agli interessi delle multinazionali del commercio;

  • Il decreto Monti detto "salva Italia" liberalizza il lavoro domenicale, festivo e notturno nel settore del commercio in nome delle famose liberalizzazioni che anziché produrre sviluppo aumentano i costi con il conseguente rincaro dei prezzi generando nuove povertà ed aumento del lavoro precario e sottopagato.

Questo decreto annulla la già criticata legge provinciale "Olivi" che permette l'apertura continuativa per 10 mesi consecutivi anche nei comuni dell'asta dell'Adige e quindi assesta un pesante attacco alla nostra autonomia che in questo caso, a differenza di quanto avvenuto con la gara dell'A22, la giunta ha assunto un atteggiamento attendista.

Inaccettabile, oltre che ipocrita, è stato il comportamento del Comune di Trento che con un atteggiamento pilatesco si è nascosto dietro le scelte nazionali per assestare un duro colpo alle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici del settore commercio senza accorgersi che così minava anche la credibilità della stessa amministrazione pubblica.

Contro queste politiche di piccolo cabotaggio che giustificano l'inerzia dell'Ente pubblico noi vogliamo testimoniare la nostra fattiva solidarietà a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori che lottano per la loro dignità e per non essere semplici numeri dentro l'ingranaggio perverso del questo liberismo capitalista che sta distruggendo l'Europa.

Non a parole ma con i fatti noi siamo sempre a fianco dei lavoratori.

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