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Il cementificio di Sarche riaccende i forni e si leva una fumata nera

L'azienda rassicura: "Un'anomalia impiantistica durata pochi minuti in un perimetro limitato". Ma da tempo l'inquinamento dell'impianto preoccupa il comitato "Salviamo la valle dei Laghi"

Mercoledì 20 aprile il cementificio di Sarche di Madruzzo ha riacceso i propri forni come annunciato a metà febbraio. Ma una colonna di fumo nero si è levata nel cielo creando non pochi allarmismi tra gli abitanti della zona.

Il cementificio è di proprietà di Italcementi, azienda leader in Italia nel settore del cemento (i prodotti di Sarche di Madruzzo sono impiegati per esempio nel nuovo tunnel ferroviario del Brennero). Nel 2015 l'azienda aveva sospeso l’attività di produzione a Sarche per la crisi del settore e per un investimento avviato in provincia di Brescia. In valle dei Laghi è però sempre rimasta attiva l’attività di macinazione. Ora il cementificio è tornato operativo e - nelle parole del direttore tecnico di Italcementi Agostino Rizzo - lo rimarrà "almeno per i prossimi 20 anni".

“Nel corso della fase di riavvio dell’impianto di cottura che riprende dopo diversi anni di inattività - spiega l'azienda a TrentoToday -, si è verificata una anomalia impiantistica che ha causato una piccola nube di colore scuro, durata pochi minuti in un perimetro limitato. L’evento è stato prontamente affrontato e risolto. In generale, la fase di riavvio di un forno industriale è una delle più delicate e può registrare inconvenienti di questo tipo: proprio per questo ci sono tutti i presidi necessari per contenerne gli effetti nel tempo e nell’estensione”.

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I rischi ambientali

Da tempo il comitato "Salviamo la valle dei Laghi" si batte contro il cementificio per paura dell'inquinamento che ne deriva (in un’area ormai vocata all’agricoltura biologica e a un turismo lento e sostenibile), ma ad oggi a nulla sono servite le 1.286 firme consegnate lo scorso settembre al presidente del Consiglio provinciale trentino Walter Kaswalder.

Timori arrivati anche dalla politica e, soprattutto, bipartisan. Per il consigliere provinciale pentastellato Alex Marini "la riapertura porterà a un aumento delle emissioni di CO2 che non permetteranno di centrare gli obiettivi climatici del Trentino", mentre per la consigliera di Fratelli d'Italia Alessia Ambrosi occorre "una transizione a un modello sostenibile a basse emissioni che sia compatibile con la presenza del biotopo del lago di Toblino e il biodistretto della valle dei Laghi".

Dal canto suo l'azienda assicura che con la riapertura sono stati previsti interventi ambientali che punteranno a ridurre le emissioni inquinanti a un livello inferiore al 2015. Sul tema, garanzie le ha date anche l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (Appa): "L'emissione di polveri inquinanti verrà ridotta al di sotto del limite consentito dalla legge", ha assicurato il dirigente generale Enrico Menapace.

In particolare, l'Appa ha attuato un piano di monitoraggio (cofinanziato dall'impresa) a 600 metri dalla bocca del camino per misurare le ricadute degli inquinanti. "Il monitoraggio è un primo passaggio che ci soddisfa", ha detto il sindaco di Madruzzo Michele Bortoli, la cui amministrazione aveva espresso parere negativo proprio per la mancanza di monitoraggio sul territorio. "Ci sarà trasparenza, come richiesto dai Comuni, con comunicazione dei dati sulla qualità dell’aria, sulle emissioni e sulla qualità dei fanghi utilizzati come combustibile", ha assicurato il dirigente generale dell'Appa Enrico Menapace.

La questione rifiuti

Il dirigente dell'Appa ha anche specificato che "nessun documento fa pensare ad una conversione del cementificio delle Sarche in inceneritore per il trattamento dei rifiuti urbani", una delle questioni che più preoccupa gli ambientalisti. 

Eppure - afferma il pentastellato Marini - "il cementificio con ogni probabilità potrà bruciare rifiuti a patto di chiederlo". Una conclusione tratta da "quanto accaduto pochi giorni fa nelle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera dei deputati, dove Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno fatto passare emendamenti che permettono ai cementifici di derogare ai limiti sulla combustione dei rifiuti. Senza contare che anche Confindustria spinge per avere un inceneritore in Provincia".

Marini fa riferimento all'emendamento - approvato insieme ad altri mercoledì 13 aprile a Roma nell'ambito delle norme per far fronte al caro energia - che ha introdotto deroghe per i cementifici autorizzati al recupero energetico dei rifiuti. Fino alla fine del 2022 per questi impianti energivori non varranno più i limiti orari o giornalieri, ma solo il limite massimo annuale. Una norma che potrebbe fare gola anche all'impianto di Sarche di Madruzzo.

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