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Cronaca Gardolo

Nel carcere di Trento troppi detenuti con disagi psichici

Il sindacato di polizia: "Camere riservate e personale specializzato per i casi più problematici". Mancano educatori, agenti e medici

È un quadro complicato quello che emerge dalle audizioni della quarta commissione del consiglio provinciale sulle condizioni dei detenuti e del personale nel carcere di Spini di Gardolo, a Trento: nella casa circondariale ci sono troppi detenuti con disagi psichici, il 10% del totale, e né il personale sanitario né gli agenti di polizia hanno organico sufficiente per gestire e contenere adeguatamente la situazione.

A presentare la situazione in consiglio sono state la Garante dei diritti dei detenuti Antonia Menghini, la sostituta comandante del reparto dirigente di polizia penitenziaria della Casa circondariale Ilaria Lomartire, la dottoressa Simona Sforzin dell’Azienda provinciale servizi sanitari, e Andrea Mazzarese, segretario del Sindacato nazionale autonomo di polizia penitenziaria (SiNaPPe).

La prima urgenza da risolvere - secondo la garante Menghini - è quella di organizzare un centro diurno per la riabilitazione psichiatrica. Quanto ai numeri, quelli riportati sono emblematici: nell'ultimo anno nel carcere di Trento i casi di autolesionismo sono raddoppiati rispetto agli anni precedenti; manca dal 2019 manca una direzione esclusiva della struttura di Trento; dovrebbero esserci almeno 6 educatori mentre ce ne sono solo tre; le unità di polizia penitenziaria dovrebbero essere 227 mentre oggi sono 140 e ultimamente sono scesi di 15 unità; quanto al comparto medico, da inizio ottobre è venuta meno l' assistenza sulle 24 ore, anche se ora l'Azienda sanitaria provinciale conta di risolvere il problema.

Lo ha ribadito anche la dottoressa Sforzin: "Prevediamo che in dicembre potremo riattivare l’assistenza sanitaria h 24. Abbiamo avuto un’altissima prevalenza di detenuti psichiatrici con conseguenti ricoveri ospedalieri e diagnosi molto impegnative. Questi pazienti sono difficili da gestire e sono accolti nella zona delle celle limitrofe all’infermeria per poterli tenere sott’occhio. Il quadro non lascia tranquilli: vi sono state delle aggressioni, una delle quali importante ai danni di un operatore sanitario da parte di un detenuto. Vi sono state anche aggressioni verbali e lancio di oggetti contro gli infermieri. Stiamo cercando di ottimizzare il più possibile alcuni processi ma il clima di lavoro non è certo tra i migliori".

Oggi quindi, per Sforzin, la priorità dell’Apss è ripristinare la presenza del medico la notte. Perché con la guardia medica vi è la possibilità che i detenuti simulino problemi di salute. Servono quindi controlli e presenze adeguate di sanitari all’interno della Casa circondariale. "Pazienti che hanno terapie importanti prescritti dagli specialisti, vengono tenuti in osservazione in infermeria dove, però, di notte non rimane nessuno. Va quindi garantita di nuovo tutta la sicurezza necessaria" ribadisce.

Dal sindacato di polizia invece, la proposta di istituire delle camere dedicate ai detenuti più problematici: "Su questo problema - ha ricordato il segretario del Sinappe Andrea Mazzarese - ci siamo confrontati con il provveditore dell’amministrazione penitenziaria che si era impegnato a cercare di riservare 8-10 posti nelle camere detentive in cui ospitare questo tipo di detenuti, da affidare a personale specializzato. Poi lui se n’è andato e l’ipotesi è rimasta nel cassetto. Il risultato è che oggi questi detenuti problematici mettono a soqquadro il carcere. L’età media dei poliziotti penitenziari è di 55-58 anni e questo personale fatica a contenere letteralmente, sul piano fisico, detenuti che hanno 27-28 anni".

Anche per questo Mazzarese ha lanciato un appello al mondo politico trentino perché faccia pressione sul Ministero della giustizia affinché vengano assegnati a Trento almeno 30 poliziotti penitenziari. “Il lavoro, tenuto conto anche delle molte ore di straordinario che i poliziotti si sobbarcano, è talmente pesante che il personale finisce per ammalarsi. Troppo difficile è rapportarsi anche con detenuti con disturbi psichici che, spesso, non parlano neppure l’italiano. Oggi i poliziotti sono poco più di 150 mentre ce ne dovrebbero essere 227. Per Trento il Sinappe chiede quindi alle autorità politiche di intervenire perché si affronti il problema dei detenuti affetti da patologie psichiatriche, assumendo psicologi e psichiatri che seguano queste persone e togliendo così agli agenti questo compito insostenibile. Andrebbero dedicate almeno 10 camere ai detenuti affetti dalle patologie più gravi".

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