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Cronaca

Trento, tagliato il nastro per la Breast Unit: centro multidisciplinare per la cura del tumore al seno

Nel mese della prevenzione, lanciata la rete per rispondere ad una patologia che colpisce ogni anno 500 donne

È stata inaugurata nel mese della prevenzione al tumore al seno, giovedì 22 ottobre 2020, la Brest Unit all'interno dell'ospedale Santa Chiara di Trento. In questa unità la donna viene seguita da un’équipe di specialisti di diversa formazione, curata secondo standard avanzati e accompagnata per tutto il percorso terapeutico, dalla scoperta del tumore al seno, alla riabilitazione, ai controlli dopo la terapia. Con un’attenzione non solo ai bisogni fisici ma anche a quelli psicologici.

È la Breast Unit, il centro multidisciplinare per la cura del tumore al seno dell’Apss (Azienda provinciale per i servizi sanitari) inaugurato ufficialmente alla presenza del direttore generale facente funzione di Apss Pier Paolo Benetollo, l’assessore provinciale alla salute, disabilità e famiglia Stefania Segnana, il direttore del servizio ospedaliero provinciale Giovanni Maria Guarrera, il direttore medico dell’ospedale Santa Chiara Mario Grattarola, la responsabile clinica e coordinatrice della Breast Unit Antonella Ferro, il direttore del dipartimento infrastrutture Debora Furlani e il responsabile della chirurgia plastica ricostruttiva e senologia Paolo Cristofolini.

La Breast Unit rappresenta un innovativo modello organizzativo che unisce trasversalmente vari professionisti, strutture e servizi con l’obiettivo di rendere più efficace, omogeneo e snello il percorso clinico della paziente dalla diagnosi alla pianificazione individualizzata della cura, tenendo in considerazione anche gli aspetti di tipo riabilitativo, sia fisici sia psicologici, della persona nella sua globalità. Caratteristica fondamentale della Breast Unit è quindi la forte connotazione multidisciplinare e professionale con la continua interazione e il costante confronto tra figure professionali diverse dedicate, in via esclusiva o in modo predominante, alla patologia mammaria che possiedono competenze specifiche e alto expertise in materia dato da un alto volume di casi trattati.

Il processo diagnostico-terapeutico riconosce due snodi decisionali importanti rappresentati dai consulti multidisciplinari pre e postoperatori che si svolgono, da svariati anni, a Trento due volte alla settimana, grazie all’attività del gruppo multidisciplinare ristretto di patologia mammaria, costituito da mammografisti, chirurghi senologi e plastici, oncologi, radioterapisti e patologi. Per quanto riguarda il consulto preoperatorio, fase di passaggio dal momento diagnostico a quello del trattamento, si stanno creando le condizioni (anche logistiche) per il coinvolgimento della paziente e del caregiver in modo che la paziente possa essere coinvolta nel processo decisionale fin da subito e trovare risposta alle domande di salute.

Tutti i professionisti della rete clinica senologica sono stati impegnati a confrontarsi in otto gruppi di lavoro con oltre 40 professionisti (compresi i medici di medicina generale e le associazioni di volontariato) per arrivare ad un documento che riassume i ruoli di ognuno all’interno del percorso, le modalità di comportamento, le procedure da attuare, le tempistica da rispettare, promuovendo lo scambio di informazioni tra i vari professionisti e cercando di rendere più uniformi possibile le prestazione erogate.

La Breast Unit è operativa da tempo dal punto di vista funzionale ma da oggi ha ufficialmente uno spazio dedicato al quarto piano del corpo C dell’ospedale Santa Chiara. Le sue attività vanno ben oltre i confini fisici dell’ospedale, con collaborazioni attive sugli altri presidi ospedalieri trentini, come l’ospedale di Arco, dove è in fase di avvio il progetto per la chirurgia senologica post-oncologica. Con il centro di procreazione medicalmente assistita, sempre di Arco, si sta lavorando invece sul fronte della preservazione della fertilità delle giovani donne con tumore al seno sottoposte a trattamenti: sono più di dieci le pazienti che hanno scelto la strada della crioconservazione degli ovociti o del tessuto ovarico. 

Altra importante linea di attività che impegna l’equipe della Breast Unit è quella della mappatura dei rischi di natura ereditaria e familiare: vengono strutturati dei percorsi di individuazione e presa in carico di pazienti portatrici di mutazioni genetiche e degli eventuali parenti, a loro volta portatori di mutazioni che possono predisporre ad alcune tipologie di tumori. Pazienti e persone portatrici di mutazione genetica hanno modo di interfacciarsi con varie figure professionali per un consulto onco-genetico (con cadenza quasi mensile). In collaborazione con la reumatologia è stato istituito anche un ambulatorio di osteopatia metabolica per preservare la «salute dell’osso» delle pazienti sottoposte a terapie ormonali (sono state valutate oltre 300 donne dalla sua istituzione un anno e mezzo fa).

All’interno della Breast Unit lavorano anche due infermiere case manager con competenza ed esperienza oncologica che garantiscono la presa in carico «operativa e globale» della paziente dalla diagnosi e per tutto il percorso terapeutico-assistenziale. Presenti in tutti gli snodi operativi/organizzativi si occupano di identificare i bisogni della paziente, limitare i disagi e favorire la personalizzazione dei percorsi assistenziali. Il case manager ha un ruolo di raccordo fondamentale tra i professionisti in ambito ospedaliero e tra le cure primarie (compreso il medico di medicina generale) e l’ospedale. Compito del case manager è anche sensibilizzare le pazienti sui corretti stili di vita attraverso l’attività informativa ed educativa.

I lavori di ristrutturazione al quarto piano dell’ospedale sono cominciati alla fine del 2019 e sono durati nove mesi (con tre mesi di interruzione causa emergenza Covid). Sono stati ricavati più di 600 mq con tre stanze di degenza (dieci posti letto), due ambulatori chirurgici dedicati, un’area per i consulti multidisciplinari, ambulatori, studi e spazi d’attesa; sono state particolarmente curate le scelte cromatiche, dei materiali e delle finiture per ottenere un risultato che potesse contribuire, con un ambiente gradevole, al prendersi cura di un paziente fragile. L’intervento, comprensivo di arredi e tecnologie, ha avuto un costo pari a 1 milione e 175 euro.

Molte le attività ancora in cantiere da sviluppare nel prossimo futuro. Tra tutte, lo sviluppo dell’attività di telemedicina tramite App per i pazienti, con la possibilità di chat, video chat, roadmap dei percorsi e dei servizi, tutorial etc. Si sta lavorando poi all’implementazione dei database informativi che possano dialogare con il sistema informativo ospedaliero (SIO) e allo sviluppo di test prognostici/predittivi per ridurre il più possibile l’indicazione alla chemioterapia e indirizzare meglio la portata del rischio. Sarà fondamentale poi implementare i rapporti con il territorio perché le pazienti abbiano degli ambulatori di riferimento per tutta una serie di attività (medicazioni post intervento, etc), limitando così gli accessi in ospedale.

«Oggi – ha dichiarato il direttore generale di Apss Pier Paolo Benetollo – più che un inizio è il raggiungimento di un traguardo strategico per la nostra Azienda e per tutte le donne che soffrono di cancro alla mammella. La Breast Unit rappresenta una modalità organizzativa che garantisce una migliore presa in carico delle pazienti attraverso la collaborazione trasversale di professionisti di aree territoriali e ospedaliere diverse. Un modello che offre notevoli vantaggi in termini di sopravvivenza, qualità delle cure e qualità di vita delle donne».

«Grazie al lavoro dell’equipe del centro di senologia – ha evidenziato l’assessore alla salute Stefania Segnana – le donne trentine avranno un importante punto di riferimento multidisciplinare capace di garantire cure personalizzate e di qualità. Le pazienti non dovranno andare dai vari specialisti ma saranno al centro di un sistema intorno al quale ruotano le varie figure professionali; saranno prese per mano e accompagnate in ogni tappa di questo difficile percorso di cura, con la presa in carico di tutti i bisogni fisici e psicologici».

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