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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Sagron Mis

Spostò il cadavere di un operaio assunto in nero, condannato il titolare

La vicenda nei boschi di Sagron nel 2018: l'imprenditore aveva inscenato un ritrovamento casuale

Era il 19 novembre del 2018 quando Vitali Mardari, 28enne moldavo, rimase ucciso mentre lavorava nei boschi di Sagron Mis. Il giovane boscaiolo era impiegato in nero, per svolgere alcuni lavoretti in Val delle Moneghe a pochi giorni dal disastro della tempesta Vaia. Ora il tribunale di Trento ha condannato a 4 anni e 5 mesi di riclesione il titolare della ditta, un 44enne residente nel bellunese, unico imputato nella vicenda. 

Oltre alla non regolarizzazione del rapporto di lavoro, l'imprenditore è accusato anche di aver spostato il cadavere del giovane, per inscenare un ritrovamento casuale invece che un incidente sul lavoro: quel giorno infatti, sempre senza un regolare contratto, erano presenti altri due lavoratori. Il gruppo dei quattro si mise prontamente al lavoro, apprestandosi a tirare un lungo cavo d’acciaio che avrebbe dovuto fungere da teleferica per il trasporto del legname. All’improvviso però, a causa di un errato calcolo e dell’utilizzo di un mezzo non idoneo per tendere la corda metallica, la stessa si spezzò, colpendo violentemente Mardari che finì catapultato a una ventina di metri di distanza.

Qui il titolare, invece che prestare soccorso, decise con l'aiuto degli altri due operai di spostare il corpo del giovane vicino al ciglio della strada, coprendolo con dei pezzi di legname. Poi, una volta allontanati i lavoratori irregolari, avvisò i soccorsi dicendo di aver trovato un ferito mentre si trovava da solo nel suo cantiere.

Le indagini delle forze dell’ordine e del pubblico ministero Giovanni Benelli, insieme alle testimonianze dei presenti e dei parenti, hanno permesso di fare piena luce sulla dinamica dei fatti: per l'uomo, oltre alla condanna, è scattata anche l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e una provvisionale di 110mila euro.

"Si tratta di un caso gravissimo  accaduto nella più totale noncuranza di qualsiasi norma di sicurezza sul lavoro. A ciò si aggiunge quanto successo immediatamente dopo l’incidente, con il corpo del povero Vitali preso come un sacco di immondizia e barbaramente allontanato, fatto che ha contribuito a far sprofondare la famiglia in un dolore ancor più grande" ha commentato Maurizio Cibien, tesponsabile della sede Giesse di Trento. La società ha seguito la vicenda assistendo la sorella della vittima.

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