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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca Lavis

Da ingegneri a mastri birrai: la passione per battere la crisi

Marco Pederiva, ingegnere di 30 anni, ha trasformato una delle sue passioni in lavoro. Dopo aver "assaggiato" la crisi e la disoccupazione - assieme a Gabriele Tomasi - si è messo a produrre birra artigianale

"Dato che ci troviamo tutti in una situazione del tipo "navigo a vista", ci sono le stesse incognite di un qualsiasi altro lavoro. Lo dico per esperienza... Contratti a tempo indeterminato, chiacchiere, "monàde", per dirlo in trentino, e poi... boom... A casa come "en mona". Quindi almeno si cerca di fare qualcosa che piace. Come diceva mio padre ogni lasciata è persa". Marco Pederiva, ingegnere civile di 30 anni, ha trasformato una delle sue passioni in un lavoro. Dopo aver lavorato come ingegnere ed aver "assaggiato" la crisi e la disoccupazione ha seguito il suo istinto e, assieme ad un amico ritrovato - il suo compagno al liceo scientifico, Gabriele Tomasi - si è messo a produrre birra artigianale

"Io e Gabriele siamo due ex compagni di liceo - spiega Marco - Chiaramente, come spesso accade, finito il liceo ci siamo persi di vista... Ci siamo laureati entrambi in ingegneria, io civile, il mio socio in tecnologia alimentare, seguendo percorsi professionali diversi. Dopo anni, ci siamo incontrati per caso e parlando del più e del meno viene fuori che Gabriele ha studiato tecnologia brassicola in Belgio, presso alcuni famosi birrifici (Dupont, Cantillon)".

Tu avevi già la passione però.
"Qualche anno fa ho iniziato a produrmi la birra in casa, partendo dapprima da estratti luppolati, per poi passare al metodo estratti + grani (il cosiddetto E+G). Autoproduzione quindi, sperimentando nuovi stili, per cercare una birra che desse soddisfazione, per lo meno a me: faccio notare che mi sono sempre piaciute le cose estreme, quindi anche con la birra, ho cercato fin dall'inizio di andare oltre la birra classica che ci viene servita nei locali qui intorno... Ad ogni modo, si è sempre trattato di un hobby.

Fin'ora...
"Di lavoro attualmente faccio l'agente di commercio, vivo quindi a contatto diretto con il settore delle vendite e del marketing, e un giorno ho fatto il seguente pensiero: ma chi me lo fa fare di continuare a lavorare in un settore (quello del trattamento acqua) che - come molti altri - è in situazione di stallo, non si fanno investimenti, la frustrazione è tanta, ecc? Che futuro mi si prospetta? Ho 30 anni, non voglio svegliarmi un giorno, averne 50, e guardandomi indietro avere dei rimpianti. Così sono ritornato sulla vecchia passione, pensando più in grande, questa volta".

Così hai ripensato all'incontro con Gabriele?
"Ho chiamato Lele, conoscendo il suo background, e gli ho esposto il mio progetto, o meglio, la mia idea imprenditoriale: costruiamoci un impianto, piccolo (100 lt), diamoci un anno di tempo per creare una (anzi, svariate) birre di qualità, e poi apriamo un microbirrificio. Col termine Microbirrificio in Italia si intende una produzione artigianale di birra, quantitativi annui di circa 200-400 hl, quindi produzione ridotta. 

E come vanno le cose?
"Come sai, la concorrenza è forte, anzi spietata. Le grosse corporations fanno i numeri, ma come spesso accade, quantità non è sinonimo di qualità. Ecco che, da una decina di anni a questa parte, in Italia sono nate tutta una serie di iniziative, da parte di gente con un'autentica passione per la birra, che hanno portato il panorama birraio ad essere sempre più interessante, se non in termini di numeri, ma in termini di qualità. La strada è in salita; burocrazia, normative, concorrenza, costi, ecc. Ma due cose non ci mancano: la passione, e la determinazione.

Immagino che la fase iniziale, oltre ad essere un inferno burocratico-amministrativo, sia anche quella dove "calibrate" la produzione...
"Stiamo tutt'oggi producendo birra, sperimentando vari stili, in cerca delle 5-6 tipologie che andremo poi a sviluppare e a produrre su scala più ampia. Ci stiamo anche confrontando con professionisti del settore: mastri birrai, consulenti, gestori e titolari di altri micobirrifici, e soprattutto amici, che per ora partecipano alle nostre serate -degustazione, e ci danno il loro prezioso parere".

Il vostro marchio è "Birra del Bosco". Come mai questo nome?
"Vivendo in questa bella regione che è il Trentino Alto Adige, ed essendo amanti della vita all'aria aperta e della natura, ci siamo detti: il bosco, di cui fortunatamente siamo ricchi, è fonte inesauribile di frutti, foglie, radici, funghi, bacche, che vuol dire profumi, aromi, sapori. Perchè quindi non approfittarne, e usare questi ingredienti che ben si sposano con svariate tipologie di birra? Il nostro obiettivo è quindi quello di creare birre di qualità, che però vadano oltre la concezione alla quale - nostro malgrado - siamo legati. Di norma, nei locali del territorio, le birre più comuni sono le lager, le weizen, le dunkel, le pilsner. Bere una stout, una ale inglese, una porter, è più che altro roba da appassionati. Vogliamo quindi creare birre strutturate, da bere cercando di carpirne i segreti (l'aroma della bacca di ginepro più che l'amaro dell'erica selvatica). Ti assicuro che ti si apre un mondo che a dir poco è interessante... provare per credere!"

Beh, in bocca al lupo.
"Ci crediamo, quindi avanti tutta!"

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