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Il caso

Vive con una prostituta, ma è lei che ha scelto di vendere il suo corpo

Il caso è stato esaminato dal tribunale di Trento

Lei faceva il lavoro più antico del mondo, lui viveva sotto lo stesso tetto; tuttavia, ciò non ha mai rappresentato per lui un vantaggio economico tratto dall’attività della donna (ovvero, per chi non lo avesse inteso, la prostituzione). In fondo, i due erano solo innamorati e nulla più. E così, è stato assolto il trentenne originario del Kosovo finito alla sbarra con l’accusa di sfruttamento della prostituzione della convivente.

Lui si è sempre dichiarato innocente, anzi era pure un po’ geloso dei clienti della donna, ma nonostante ciò lei aveva continuato nella sua attività. Eppure, l’accusa aveva chiesto per lui la condanna a un anno e 4 mesi dopo che la polizia lo aveva segnalato a seguito di un’operazione di controllo della prostituzione a Trento nel 2017, che aveva portato gli agenti ad identificare la ragazza originaria della Romania.

Ed è dai controlli incrociati sulla stessa che è emersa la presenza del convivente. Nonostante la donna avesse detto di prostituirsi per scelta e non per obbligo, si è voluto approfondire il rapporto tra i due. Rapporto concluso proprio per la gelosia dell’uomo: proprio sottolineando questo, la donna ha detto che faceva la prostituta prima di conoscere il compagno e anche dopo la fine della loro convivenza.

L’avvocato dell’uomo, Angelica Domenichelli, ha richiamato una sentenza della Corte costituzionale che, nonostante ribadisca che la legge punisce chi trae vantaggio e benefici dalla prostituzione, sottolinea che spetta ai giudici valutare caso per caso. Proprio come accaduto in aula a Trento, con l’assoluzione dell’uomo.

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