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Cronaca

Rottura tra medici e Azienda sanitaria provinciale per la nuova assicurazione

E' molto diversa dalla precedente, copre solo per i risarcimenti sopra i 500 mila euro e implica l'intervento della Corte dei Conti nel caso dell'intervento diretto dell'Azienda per risarcimenti inferiori al mezzo milione di euro

Il Presidente del Consiglio Bruno Dorigatti prenderà contatti, in tempi brevissimi, con l'assessore alla sanità Ugo Rossi, a nome di tutti i consiglieri, sia di minoranza che di maggioranza, perché venga subito attivato un tavolo di trattative tra assessorato e sindacati dei medici della sanità pubblica ospedaliera sulla questione dell'assicurazione per i rischi della professione medica. 

I sindacati dei medici hanno chiesto l'incontro per presentare ai consiglieri la loro netta contrarietà alla scelta dell'Azienda sanitaria di cambiare il sistema di assicurazione per la copertura delle richieste danni da parte dei pazienti. La vicenda ha origine nel maggio 2012, quando la Cattolica assicurazioni ha comunicato all'assessorato e ai vertici dell'Azienda la disdetta della polizza assicurativa per i medici ospedalieri. Fatto del quale i sindacalisti sono venuti a conoscenza solo lo scorso dicembre. La copertura della Cattolica è terminata il primo maggio scorso e l'Azienda sanitaria, nel frattempo, ha bandito un concorso per una polizza assicurativa molto diversa dalla precedente e che, dicono i rappresentanti sindacali, copre solo per i risarcimenti molto elevati, cioè sopra i 500 mila euro. Una polizza con franchigia che implica l'intervento della Corte dei Conti nel caso dell'intervento diretto dell'Azienda per risarcimenti inferiori al mezzo milione di euro. Una cifra, ha ricordato il dottor Alberto Mattedi, nella quale però rientra il 95% delle richieste per gli incidenti che avvengono negli ospedali trentini. 

Una situazione, hanno ribadito i medici nell'incontro, che rompe il patto di fiducia tra Azienda e personale medico. Il dottor Manfred Pfaender ha detto che i medici sono consapevoli che le risorse sono in calo ma non si possono togliere le tutele a chi ha scelto di lavorare a tempo pieno in un sistema sanitario come quello trentino che, da trent'anni a questa parte, ha scelto di essere e di rimanere pubblico. "Con questa scelta - ha detto - ci sentiamo abbandonati". Sulla stessa linea il dottor Paolo Dorigotti il quale ha affermato che la decisione dell'Azienda sanitaria "mette in discussione la storia della sanità trentina". Delinea, insomma, un indirizzo politico verso una sanità meno pubblica. Una "filosofia" di fondo che, ha detto Dorigotti, la politica deve chiarire. 

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