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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Gardolo / Cortesano

Bloccavano le vittime allo sportello bancomat puntando la pistola, arrestati due rapinatori

Bloccavano le vittime allo sportello bancomat puntando le pistole, poi risultate essere finte

Aspettavano che la vittima ritirasse i soldi allo sportello bancomat, poi si avvicinavano, incappucciati, puntavano la pistola e chiedevano i soldi. Questo il modus operandi di una coppia di rapinatori, un uomo di 36 anni ed una donna di un anno più giovane, arrestati dalla polizia dopo cinque mesi di indagini.

I fatti risalgono al febbraio 2020 quando i due si sono resi protagonisti di due tentate rapine. A Gardolo hanno atteso che la vittima ritirasse i soldi per poi piombargli alle spalle e puntargli contro le pistole "replica", rivelatesi poi finte ma prive del tappo rosso obbligatorio per identificarle come tali. Per intimorire la vittima hanno sparato dei colpi in aria. Nella confusione, però, la vittima è riuscita a fuggire.

Qualche giorno più tardi un secondo tentativo di rapina, nei pressi dell'ospedale S. Chiara. Come nell'episodio precedente i due sono entrati in azione con il volto coperto da passamontagna, pistola in pugno, alle spalle di un uomo che stava prelevando allo sportello bancomat. In questo caso però la vittima ha trovato il sangue freddo per reagire e sferrare un pugno al rapinatore, disarmandolo, prima di fuggire.

Dalle testimonianze delle vittime e da altri dettagli investigativi gli agenti della Squadra Mobile sono riusciti a stringere il cerchio attorno alla coppia. A giugno si sono presentati alla porta dell'abitazione, a Cortesano, per una perquisizione. Sono state trovate 7 pistole ed un fucile a pompa, tutte armi finte, ed un centinaio di proiettili a salve. Sono stati inoltre rinvenuti i due passamontagna usati proprio nella rapina in questione. 

Un quadro che portato il Gip ad emettere due misure di custodia cautelare. Nella mattinata di venerdì 24 luglio gli agenti si sono presentati a casa dei due ed hanno eseguito gli arresti. Entrambi si trovano ora in carcere. “Episodi come questi sono gravi perché destano un grave allarme sociale. Ma è da sottolineare anche la tempestività e puntualità con la quale gli stessi episodi sono stati scoperti, grazie ad una perfetta sinergia tra l’attività investigativa e di controllo del territorio messa in campo dalla Polizia di Stato”, ha commentato il questore di Trento Claudio Cracovia. 

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