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Cronaca

Gli anni di Piombo tra le fabbriche di Torino e la terra dei Cimbri

"Di roccia di neve di piombo" è il titolo del romanzo che Andrea Nicolussi Golo porterà al TrentinoBookFestival 2017 di Caldonazzo. Una storia ambientata fra le montagne di Luserna e le fabbriche di Torino negli anni Settanta

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

"Di roccia di neve di piombo" è il titolo del romanzo che Andrea Nicolussi Golo porterà al Trentino Book Festival 2017 di Caldonazzo. Una storia ambientata fra le montagne di Luserna e le fabbriche di Torino negli anni Settanta. Mattia Frizzera ha fatto per Trento Today una chiacchierata con l'autore.

"Di neve di roccia di piombo' è un romanzo corale anche se a mio avviso, non tutti i lettori però concordano, la protagonista è una sola, Nives, Maria Sanissima ad Nives - spiega Andrea Nicolussi Golo - In realtà racconto di cinque compagni come si sarebbe detto allora, cinque più uno, Ismaele, il ragazzo che sono stato. Sono in cinque, quattro uomini e una donna, seduti attorno a un tavolo. Sono in cinque, entrati in fabbrica poco più che bambini, arrivati alla grande città dagli angoli più disparati del paese. Dalle montagne. Gottlieb è il più anziano, lo chiamano il Tedesco perché sembra che a casa sua parlino una lingua germanica antica, del milleduecento o giù di lì, come se da qualche parte oltre il displuvio delle Alpi si parlasse la lingua italiana di Cielo d'Alcamo. Il paese del tedesco è chiaramente il mio paese Luserna anche se, per scelta, non lo nomino mai. Poi c'è Onorio Marchetti è il più piccolo della compagnia lavora e studia di notte. Il terzo è Lorenzo, il più buono di tutti veneziano di terra ferma, proveniente da un posto che già allora era un non luogo. E ancora Ernesto Dutto, Ernesto come il Che, locuzione diventata nome e cognome; "ErnestocomeilChe" delegato di fabbrica, tutto di un pezzo. E infine Nives di lei è necessario leggere il libro per capire". 

Oltre ai cimbri nel libro si menziona un'altra minoranza, i Walser, può spiegarci in breve la loro storia?

Ma in realtà il fatto che Vintzenz e la sua donna siano Walser mi è servito per dire una cosa sola cioè che tra noi piccoli ci si capisce meglio e prima, è più importante la storia partigiana che i due si portano dietro che non la loro appartenenza alla minoranza walser.

Allora la lotta la facevano i montanari in fabbrica, oggi quello spirito è più di chi accetta di lavorare a 500 euro al mese o di chi decide di scappare all'estero?

Io credo che quello spirito, quel senso di appartenenza potente, la coscienza che insieme si è più forti non esista più da tanto tempo. Quindi direi né li uni né gli altri. Però, anche per esperienze familiari, sia passate che attuali, ho una grande e profonda stima per chi non accetta, non si piega e mette in gioco tutto se stesso per partire e andare a cercare una vita migliore lontano. Io sarò nichilista ma ai giovani direi andatevene via, questa nostra Patria non vi merita. Ecco a dispetto di quello che pensano certi politici, sono i migliori quelli che vanno a cercare di migliorarsi all'estero. E non crediate che sia facile. Avessi trenta anni di meno probabilmente me ne andrei anch'io benché soffra come un cane appena arrivo sotto Verona o oltre Bolzano.

Come possono aiutare le minoranze a rendere il Trentino più europeo uscendodalla autoreferenzialità di "piccolo mondo"? 

Se c'è una cosa che davvero non sopporto sono le piccole patrie e lo dice uno che ha un amore viscerale per la propria terra per la propria lingua antica, l'ultima heimat, huamat in cimbro. Ma ecco, immaginarsi chiusi in una specie di Fort Alamo, in un'ultima ridotta non solo non è possibile, ma anche ridicolo. Il mondo ti travolgerà se lo credi possibile. Le minoranze linguistiche in particolare quelle germanofone trentine che hanno subito sulla propria pelle lunghi anni di disprezzo e che ancora oggi di tanto in tanto si sentono derise, devono essere le prime ambasciatrici di una visione Europea a dispetto di tutti gli errori che l'Europa, nata sull'economia e per l'economia, si porta dietro. L'Europa delle Nazioni deve ancora porre la sua prima pietra e credo che questo sia il tempo per farlo, tra un po' sarà troppo, troppo tardi per tutto. Chi come me che rivendica orgogliosamente il diritto alla non appartenenza, del resto con dei nonni austriaci (come quelli di molti trentini) con un padre tedesco, una madre di lingua cultura e cucina francese, io di nazionalità italiana parlante un protolingua germanica, ditemi come potrei districare il groviglio se non nella speranza di un'Europa dei popoli e delle nazioni.

Quale è stata la sua storia di autore finora? Quali idee ha in programma per il futuro? 

Direi che la mia storia di autore sia stata piuttosto casuale, io non ho mai cercato, ne cercherò mai in futuro, di pubblicare dei libri a ogni costo, se qualcuno li vuole sa che sono qui e sto scrivendo se qualcuno li vorrà pubblicare ne sarò felice, altrimenti la mia esistenza non si sposta di un millimetro. In questo momento sono impegnato in due cose, la prima potrei dire che è su comissione di un editore che è la storia della mia gente cimbra, ma siccome non sono uno scrittore di professione la storia langue abbastanza, benché sia piuttosto avanti. La seconda invece è una storia molto particolare dove la neve cade grigia e sfrangiata come cenere, si racconta di Benito classe 1925 detto Lupo che si troverà dalla parte sbagliata della Storia.

Il tema del Trentino Book Festival 2017 saranno bufale e post-verità. In anni molto ideologici, gli anni Settanta nei quali è ambientato il romanzo, si trattava questo tema?

Ma le bufale non sono certo una novità di oggi anche se i social riescono a renderle più diffuse di un tempo, ma a mio avviso sono così plateali che fatico a credere che qualcuno le possa prendere davvero sul serio, dai la moglie di Renzi che dichiara di votare no al referendum fa sorridere, ma non si può pensare che sia vera. Comunque a proposito di bufale storiche a costo di attirarmi le ire di qualcuno ma la famosa marcia dei quadri fiat che pose fino allo sciopero a oltranza del 1980; quarantamila per la questura (e per la Stampa di Torino che in verità però, fonte archivio storico, titolò: 'In trentamila contro i picchetti Fiat. Il Magistrato: sbloccare i cancelli) cinquemila per gli organizzatori'. Mi sembra davvero ben fatta al punto che resiste tuttora.
 

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