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Covid attacca anche gli occhi: così una "mascherina oculare" potrebbe proteggerli

Il punto con Stanislao Rizzo, Professore Ordinario di Oftalmologia Università Cattolica e Direttore Oculistica Policlinico Gemelli

Un gel oftalmico a base di ozono stabilizzato potrebbe fungere da barriera contro l’ingresso del virus Sars CoV-2 attraverso gli occhi, funzionando dunque un po’ da ‘mascherina’ per gli occhi, da ‘indossare’ insieme alla classica mascherina chirurgica che copre naso e bocca. È la proposta che scaturisce da uno studio pubblicato sul numero di agosto di Traslational Vision Science & Technology, siglato da ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e dall’Università di Ferrara.

“I gel oftalmici all’ozono - spiega Stanislao Rizzo, Professore Ordinario di Oftalmologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma, e Direttore UOC di Oculistica Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - sono già utilizzati per lenire i sintomi legati a patologie oculari di tipo infiammatorio, anche di origine infettiva; il nostro studio suggerisce che potrebbero avere anche un effetto barriera contro l’ingresso del virus attraverso gli occhi o il sistema naso-lacrimale. Si tratta tuttavia di uno studio in vitro, i cui risultati dovranno essere confermati da studi su modello animale e nell’uomo”.

Gli occhi: una via di ingresso del virus 

Il virus Sars CoV-2 può penetrare nell’organismo anche attraverso gli occhi, come scoprì a sue spese un membro del National Expert Panel on Pneumonia americano inviato a Wuhan per un’ispezione; l’uomo, che non indossava presidi di protezione per gli occhi, sviluppò prima una congiuntivite, poi la classica polmonite da Covid-19. Altri studi hanno dimostrato che il virus può permanere negli occhi anche a distanza di alcune settimane dalla fase acuta della malattia. 

Gli occhi insomma sono un organo bersaglio del SARS CoV-2, in particolare in presenza di piccoli danni, come quelli che si verificano nella sindrome dell’occhio secco. Nei pazienti con Covid-19 ad essere colpite sono soprattutto le cellule mucipare ‘a calice’, mentre quelle della cornea e quelle congiuntivali, forse perché protette dal film lacrimale che si rinnova ogni 5 minuti, sembrano più protette dall’infezione, a meno che non ci si trovi in una condizione come la sindrome dell’occhio secco. Questa osservazione ha portato a pensare che il film lacrimale possa agire come barriera protettiva anche contro il virus; ma in realtà si tratta di un’arma a doppio taglio, perché se il virus riesce a penetrare nello strato delle lacrime, il loro drenaggio determina il suo arrivo nel sistema naso-lacrimale, da dove il SARS CoV-2 può facilmente penetrare nell’organismo, attraverso la sua via d’accesso preferita, il naso appunto.

Potenziare l’effetto barriera delle lacrime contro il Covid

“Da queste osservazioni – spiega il professor Rizzo - è nata l’idea di potenziare l’effetto barriera delle lacrime contro il SARS CoV-2, utilizzando uno speciale collirio a base di ozono”. Da tempo sono note le proprietà antimicrobiche dell’ozono, legate probabilmente alla sua capacità di indurre un temporaneo stress ossidativo (reagendo con gli acidi grassi polinsaturi e con l’acqua presenti sulla superficie degli occhi induce la produzione di perossido d’idrogeno, cioè di acqua ossigenata); questa a sua volta stimola la produzione di Nrf2 (nuclear factor-erythroid 2-related factor 2) che attiva la trascrizione di una serie di fattori anti-ossidanti, come la superossido dismutasi e la glutatione perossidasi.

L’ozono è utilizzato da tempo in medicina per disinfettare e trattare patologie infettive, vista la sua capacità di inattivare batteri, virus, funghi, lieviti e persino protozoi. La sua attività antivirale in particolare si esplica danneggiando il capside virale e alterando la replicazione virale attraverso la perossidazione.

Come ‘intrappolare’ un gas in un presidio medico

“Essendo un gas – spiega il professor Rizzo -  l’ozono è molto instabile, ma per renderlo idoneo ad un uso topico, si può stabilizzare facendolo reagire con un acido grasso monoinsaturo come l’acido oleico e creando così i cosiddetti ‘oli ozonati’, che mantengono le stesse proprietà dell’ozono gassoso e sono ben tollerati dai tessuti. Gli oli ozonati in nanoformulazione vengono già utilizzati sotto forma di collirio o di gel oftalmico per lenire i sintomi legati a patologie oculari di tipo infiammatorio, anche di origine infettiva; l’ozono peraltro facilita la guarigione dei danni corneali, minimizzando il rischio di cicatrizzazione e opacamento della cornea”.

L’ozono può bloccare l’ingresso del Sars CoV-2 nelle cellule della superficie dell’occhio?

Lo studio appena pubblicato su Translational Vision Science & Technology, ha valutato in vitro l’effetto di un gel oftalmico liposomico a base oli ozonati sulle cellule epiteliali della cornea umane infettate con il SARS CoV-2.

“Obiettivo dello studio - spiega il professor Rizzo - era di valutare se questo gel oftalmico fosse in grado di prevenire l’infezione da Sars CoV-2 nei tessuti superficiali dell’occhio e di valutare se, nei pazienti con sindrome dell’occhio secco, potesse contribuire a ripristinare l’integrità della superficie dell’occhio, riparando e rigenerando i microvilli congiuntivali”. Obiettivi entrambi centrati perché in questo studio, il gel oculare a base di ozono si è dimostrato in grado di inibire la replicazione virale e l’ingresso del virus nelle cellule della superficie dell’occhio (corneali e congiuntivali). Il gel oftalmico all’ozono inoltre si è dimostrato in grado di ripristinare la rigenerazione cellulare e di controllare l’infiammazione nella sindrome dell’occhio secco. 

“In attesa di un vaccino in grado di bloccare anche la diffusione del virus - conclude il professor Rizzo -  sono ancora scarse le misure che possono essere messe in atto per ridurre il rischio di contagio (mascherina, distanziamento sociale, lavare spesso le mani). E la superficie oculare rappresenta una potenziale via di entrata del virus, in particolare in caso di anomalie dei film lacrimale, come nella sindrome dell’occhio secco. Qualora i risultati di questa ricerca venissero confermati anche da studi su modello animale e nell’uomo, sarebbe dunque ipotizzabile proporre la somministrazione topica di gel oftalmici all’ozono per prevenire l’ingresso del Sars CoV-2 attraverso la superficie oculare; una misura di protezione da consigliare in primo luogo al personale sanitario e da estendere eventualmente a tutta la popolazione.”

Fonte: Today.it

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