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Zone gialle e Natale, Coldiretti: "Rischio di stop ai cenoni"

Anche l'associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana manifesta preoccupazione sulle classificazioni delle regioni, il Natale e i cenoni

I casi positivi in aumento, le regioni che rischiano il salto di zona e Coldiretti preoccupata per i tradizionali cenoni di Natale. Sono giorni, settimane, di ipotesi e domande quelle che dividono gli italiani dal Natale che, a differenza da quello del 2020, pare ancora poter essere più "sereno". Basti pensare che i mercatini di Natale si faranno un po' in tutta la provincia, sabato 20 novembre verrà inaugurato quello di Trento. 

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Sembrano, però, sempre più a rischio i tradizionali cenoni di Natale e di Capodanno in circa 53mila ristoranti, trattorie, pizzerie e agriturismi situati e nella provincia di Bolzano, in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Valle d’Aosta  per il possibile passaggio in zona gialla a causa del peggioramento degli indici epidemici Covid. Questo rileva Coldiretti in un'analisi sugli effetti dell’eventuale cambio di colore di una vasta area dell’Italia con il limite massimo dei 4 posti a sedere per tavolo tra non conviventi, proprio alla vigilia delle feste di fine anno.

"Un passaggio che - sottolinea la Coldiretti - oltre a rendere obbligatorio di nuovo l’uso di mascherine all’aperto ad eccezione dei bambini sotto i sei anni e di chi fa sport, prevede un massimo di 4 persone per tavolo al chiuso in bar e ristoranti anche per le feste e i ricevimenti. Il limite dei posti a tavola è una misura di sicurezza che ha ripercussioni sul bisogno di convivialità degli italiani ma pesa anche sugli incassi della ristorazione dopo le pesante perdite subite a causa della pandemia Covid".

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Secondo Coldiretti, questa misura rischia di pesare sulle decisioni dei 10 milioni di italiani che nel 2020 hanno rinunciato a viaggiare nel periodo delle feste di fine anno per raggiungere parenti, amici o fare vacanze, così come le regioni a rischio di cambio di colore sono importanti destinazioni del turismo invernale. Tra le destinazioni turistiche a pagare il prezzo più alto nel 2020 era stata proprio la montagna con 3,8 milioni di italiani che non avevano potuto raggiungere le piste da sci con effetti sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’attività dei rifugi alle malghe.

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"Proprio dal lavoro di fine anno - ricorda Coldiretti - dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che con le attività di allevamento e coltivazione svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento. L’impatto negativo della reintroduzione della zona gialla si trasferisce a cascata sull’intera filiera con la riduzione di acquisti di prodotti alimentari e vino dalle aziende agricole ma anche di addobbi floreali con il contenimento del numero di inviatati o addirittura il rinvio delle cerimonie. Senza dimenticare che un terzo della spesa turistica in Italia è destinato all’alimentazione con il cibo che rappresenta per molti turisti la principale motivazione del viaggio".

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