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Ecco cos'era Villa Alessandra a Trento: storia e leggenda del "club" di inizio secolo

Decorazioni orientali, piante esotiche, ritmi sudamericani, ed il primo campo da tennis in città. Villa Alessandra, fu demolita dai bulldozer per far posto ai palazzi anni '50

Una villa aperta al pubblico, selezionato, nel cuore di Trento. Un vero e proprio paradiso liberty con un giardino in cui si potevano ammirare piante esotiche come banani ed araucarie, un'ariosa loggia in cui trascorrere piacevolmente i caldi pomeriggi estivi e perfino un campo da tennis. Il primo della città. Tutto questo era Villa Alessandra: albergo, ristorante, ritrovo della borghesia trentina. Quello che oggi potremmo chiamare un "country club", ma in città: a metà di Corso Tre Novembre, all'altezza dell'attuale angolo con via Perini.

Cosa vuol dire "far en giro al Sass"?

Purtroppo, però, è inutile perdere tempo a cercarla. Villa Alessandra non è un angolo nascosto e dimenticato di città, come pure ne esistono a Trento, ma è letteralmente sparita, insieme all'epoca di cui fu centro nevralgico. La belle époque trentina finì quando, nel 1955, arrivarono i bulldozer. L'edificio fu abbattuto per fare posto ai moderni condomini che si vedono tutt'ora. La storia della villa era durata poco più di mezzo secolo. L'epoca delle orchestre e dei "cordiali" stava finendo per fare posto a quella dei juke-box e della coca-cola.

Progettata nel 1899 dal geometra Riccardo Liberi su commissione di Giuseppe De Mozzi, la villa deve la sua fama all'imprenditore Umberto Girelli che nel 1931 la acquistò per farne un albergo, che divenne presto un "club" frequentato dalla Trento bene. Lampioncini in stile giapponese, una scalinata in stile hollywoodiano, un banco bar degno del Grande Gatsby: dettagli che lasciavano a bocca aperta gli avventori. Basti pensare che il campo da tennis fu il primo in città, e l'unico con misure regolamentari fino al secondo Dopoguerra.

Perchè si dice "andar sotto al tiglio"?

Alla storia di Villa Alessandra il giornalista e scrittore trentino Gian Pacher, testimone della vita cittadina di inizio secolo, ha dedicato pagine sognanti nel suo libro "Cara vecchia Trento". Ecco come descrive l'atmosfera che si poteva vivere in quel luogo negli anni '30: "Un delizioso ambiente dotato di pista da ballo, giardino ricco di piante esotiche e campi da tennis. [...] era un incanto la sera, ma non meno sapeva farsi amare al pomeriggio quando si decideva di prendere il the in giardino dopo una partita a tennis".

"I vialetti di Villa Alessandra - si legge nel libro - fra palme e oleandri, cedri del Libano ed alberi rari, erano frequentati dagli innamorati che sceglievano i percorsi più solitari di preferenza dietro al muro di cinta di via Perini e di Corso Tre Novembre. Poi, quando il cuore cominciava a battere forte, si cercava riparo nel piccolo "gazèbo", costruito come una pagoda giapponese". Atmosfere hollywoodiane, come detto, che permettevano di sognare anche in una piccola città, all'epoca "periferia" del Regno d'Italia. 

Nella villa arrivavano a Trento le mode europee, i balli all'avanguardia in voga Oltreoceano. Era la sede dei primi concorsi di Miss Trento, e l'orchestra di casa proponeva alle orecchie raffinate del pubblico ritmi e melodie all'ultimo grido: rumba, boogie woogie, samba. Il tutto fino a notte fonda, quando il maestro Covi salutava tutti con una canzone, riportata da Gian Pacher: "Buona notte cari amici / questa è l'ultima canzon / ci vediamo all'indomani / se non viene un acquazzon / l'orchestra Covi per voi suonerà ritmi allegri con passion".

Fonti: Gian Pacher, "Cara vecchia Trento", edizioni Curcu e Genovese; tennis.sporttrentino.it; cultura.trentino.it

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