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Attualità Centro storico / Piazza Lodron

Conoscete "via Schivabriga" a Trento? Ecco perché si chiama così

Un tempo dove oggi c'è piazza Lodron esistevano due vicoli dai nomi decisamente particolari: "schivabriga" e "scorzafighi", ecco la storia

A Trento c'è un vicolo che da via Oriola porta in piazza Lodron, dal nome particolarmente curioso: "schivabriga". Originariamente il vicolo metteva in comunicazione il "Fossato del Simonino" con piazza Vittoria e piazza Erbe, dove ancora oggi si tiene quotidianamente il mercato della frutta e della verdura. Il nome del vicolo indica dunque la sua funzione, quella di aggirare la "briga" di percorrere tutta via Oriola e risalire per via Dordi facendo il giro dell'isolato. Una funzione che oggi non appare così chiara, dato che tra le due vie sorge piazza Lodron.

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Piazza Lodron, però, come ricorda Gian Pacher nel suo libro "Cara Vecchia Trento" (edizioni Curcu & Genovese), è stata "regalata" ai trentini dalla Seconda Guerra Mondiale. Il bombardamento del 13 maggio 1944 (uno dei due più luttuosi per la città insieme a quello del 2 settembre 1943) aprì uno "squarcio" nel cuore della città. Lo spazio vuoto venne riqualificato nel Dopoguerra come piazza ed intitolato ai Conti di Lodron, antica famiglia nobiliare tridentina.

"Quel dal formài": perché si dice così?

Oggi dell'antico vicolo che permetteva di "schivare la briga" rimane solamente un tratto di non più di 20 metri, ma il nome è lo stesso. Percorso il vicolo si entra in piazza Lodron e si raggiunge piazza Vittoria attraverso Passaggio Zippel, un "portico" tra gli edifici moderni. Sempre Gian Pacher ricorda che esisteva anche un altro vicolo "gemello" che portava da via Oriola a via Dordi, con un nome forse ancora più curioso: "scorzafighi".

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Vicolo "scorzafighi" probabilmente prende il nome da una storpiatura del termine tedesco "Schornsteinfeger", ovvero spazzacamino. Sembra, infatti, che nel vicolo vivessero alcune famiglie di immigrati austriaci, tra i migliori spazzacamini della città. In questo caso, però, l'origine del nome si perde nella leggenda visto che del vicolo e della sua curiosa intitolazione non c'è più traccia. 

Le informazioni nel testo sono prese da "Cara vecchia Trento" di Gian Pacher, edizioni Curcu & Genovese 2016

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