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Ambiente

Messner: "Dieci gradi sulla Marmolada è troppo"

L'alpinista dopo la tragedia: "Il cambiamento climatico sulle Dolomiti fa cadere pezzi dappertutto"

"Il ghiaccio della Marmolada è molto sottile e sicuramente il caldo globale ha la sua parte in questo crollo, ma la montagna è sempre pericolosa. C'è sempre il rischio della caduta di seracchi. Sotto il ghiaccio sottile si formano dei ruscelli che poi possono portare al distacco di pezzi anche grandi. Chi si trovava nella linea della caduta probabilmente non poteva sfuggire". Così Reinhold Messner commenta la tragedia avvenuta ieri, domenica 3 luglio, sulla Marmolada. Finora sono sei i morti accertati, ma si continuano a cercare i dispersi.

Il grande alpinista, primo uomo della storia a scalare l'Everest senza ossigeno, mette in guardia sui pericoli spesso sottovalutati della montagna, ma spiega anche che il riscaldamento globale ha un ruolo importante in quanto accaduto. "Specialmente nelle Dolomiti si vede che il permafrost cede e fa cadere pezzi dappertutto", afferma. "Io vado in montagna da decenni, se prima si assisteva a un distacco in un anno, adesso sono cinque volte di più. E quando la slavina viene giù, si porta massi di roccia e ghiaccio anche enormi, grandi come case, che poi diventano grossi come armadi e sempre più piccoli fino a diventare grandi come teste e quindi vengono giù anche migliaia di pezzi".

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A Punta Rocca, prosegue l'alpinista, dove ieri si è staccata la calotta di ghiaccio, "non c'è quasi più ghiaccio, non deve essere molto grande il seracco. Fa troppo caldo, dieci gradi ieri è una cosa incredibile, il permafrost se ne va e sotto il ghiaccio si formano veri e propri fiumi d'acqua che portano via tutto". Sulla vetta più alta delle Dolomiti ieri il termometro, nonostante gli oltre i 3.300 metri di altitudine, registrava 10 gradi centigradi.

Secondo i tecnici del soccorso alpino Trentino la massa di materiale che si è staccata dal ghiacciaio è scesa a una velocità di 300 chilometri l'ora. Una parte consistente del ghiacciaio è ancora attaccata alla montagna: si tratta di un fronte di ghiaccio di 200 metri con un'altezza di 60 metri e una profondità di 80, mentre la massa precipitata verso valle si estende su un fronte di due chilometri sulla via normale a un'altezza di circa 2.800 metri.

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