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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Università, perché Udu Trento chiede esami online per tutti

Secondo il sindacato le modalità online, sia per gli esami sia per la didattica, sono opportunità da cogliere e non "nemici" della formazione

Feste quasi finite significa "sessione di esami" in arrivo in gran parte delle università italiane. In Trentino inizierà lunedì 10 gennaio e gli studenti di Udu (Unione degli Universitari) Trento spingono per spostare online la sessione. "Oltre 17mila studenti e studentesse, nei prossimi due mesi, si ritroveranno a dover effettuare gli esami in presenza - scrivono gli studenti -. Gli esami a distanza sono infatti permessi solo agli studenti e studentesse che si ritrovano nelle seguenti condizioni: quarantena, zone con limitazioni di spostamento, disabilità fisiche e fragilità". Le attuali linee, rese note prima delle festività dall'università e verso le quali i rappresentanti degli studenti avevano già manifestato perpelessità, sarebbero comunque state confermate dal Rettore a inizio gennaio, a seguito dell'email del sindacato che chiedeva di adeguarle considerando l'aumento dei contagi. 

Quello che preoccupa Udu sono le ultime "problematiche" emerse a dicembre e gennaio, quelle che un po' tutto il Paese si è trovato davanti. "Per molti studenti e molte studentesse sono passati già 150 giorni dall’ultima dose di vaccino e quindi vorrebbero effettuare la terza dose in Trentino - spiegano -. Il sistema ha però grosse difficoltà a soddisfare l’elevato numero di richieste. Una volta passati sei mesi, inoltre, il super green pass scade e perciò gli studenti e le studentesse che non hanno ancora avuto la somministrazione della dose booster non possono utilizzare i mezzi di trasporto pubblici". Il problema degli spostamenti, soprattutto per gli studenti, non è di poco conto. "Questo può essere un problema, in particolare per chi studia in collina, di fatto costretto a raggiungere i dipartimenti a piedi o tramite mezzo privato" sottolineano.

Ricordando quanto accaduto a marzo, all'interno dello studentato Sanbapolis, quando un focolaio aveva costretto più di 200 studenti e studentesse a rimanere nella struttura isolati e isolate, Udu spiega che "molti studenti e studentesse sono fuori sede e hanno timore di tornare a Trento perché molti appartamenti sono condivisi fra coinquilini e se uno di questi dovesse risultare positivo potrebbero essere a loro volta contagiati dal virus".

Gli esami, come detto, si terranno in presenza e il ritorno in massa degli studenti in città sta per diventare realtà. Un ritorno che secondo Udu finirà "inevitabilmente per mettere a dura prova il sistema sanitario trentino con concreti rischi di contagio diffusi in università". E questo anche perché, secondo il sindacato "gli effetti dei contagi dati dalle festività si vedranno solamente tra un paio di settimane. Questi si verificheranno in concomitanza con l’inizio degli esami con la nefasta conseguenza che molte persone si ritroveranno ad essere entrate in contatto con positivi o potenzialmente positivi. Ad aggravare il quadro delineato, la legislazione vigente prevede che la quarantena precauzionale non si applica a coloro che hanno avuto contatti stretti con soggetti confermati positivi al Covid-19 nei 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale primario o dalla guarigione nonché dopo la somministrazione della dose di richiamo. Tuttavia, si impone obbligatoriamente di indossare la mascherina ffp2 nei 10 giorni successivi al contatto, consentendo però di circolare liberamente all'interno di tutto il territorio nazionale".

Ci sarà poi un nodo da sciogliere: quello dell'autocertificazione per entrare in università. Tenendo conto delle nuove direttive del governo e delle linee dell'università, se non cambieranno, quindi "si viola l’autocertificazione di entrata in università - osservano i sindacati -. Per entrare in università si deve, infatti, autocertificare di non essere stati a contatto con un positivo negli ultimi 15 giorni. Il rischio che si creino focolai nei vari dipartimenti è più concreto che mai. L’utilizzo di mascherine di tipo ffp2, pur essendo obbligatorio in caso di didattica in Università, non è specificata l’obbligatorietà nel caso di partecipazione ad esami. Ad oggi non è stata esplicitata una posizione del nostro Ateneo". Se le mascherine ffp2 dovessero diventare obbligatorie, il sindacato chiede che queste vengano fornite alla comunità studentesca gratuitamente dall’Università. 

Guardanado ad altre città, dove invece la modalità online sarà garantita e considerando che non si tratterebbe della prima volta per molti, Udu chiede che sia data questa possibilità agli studenti che ne faranno richiesta. Inoltre, uno spunto di riflessione viene lanciato verso la didattica del semestre successivo. "Riteniamo che la posizione dell’Ateneo totalmente contraria alla didattica a distanza sia anacronistica e non tenga in considerazione il momento storico, non solo per quanto riguarda la pandemia, ma anche per gli studenti e le studentesse che partono da una condizione di disuguaglianza come studenti e studentesse lavoratori/lavoratrici, caregiver, Bes e Dsa, fragili, genitori, detenuti che potrebbero usufruire della stessa per il proprio percorso universitario. La dad non deve essere vista come uno strumento 'nemico', ma come supporto a docenti e studenti, da integrare alla didattica in presenza per progettare l’università del futuro".

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