Cosa cambia da lunedì 10 maggio: prove di ripartenza in quasi tutta Italia
Il Bel Paese è alle "prove generali" di ripartenza, con la speranza che questa sia la volta definitiva. Draghi è fiducioso, ha parlato di dati positivi, aperture graduali e "rischio calcolato"
L'Italia sta ripartendo. Dal 10 maggio quasi tutto il paese sarà classificato in zona gialla, restano in zona arancione tre regioni e nessuna, al momento, è stata classificata con massimo rischio Covid. La nuova mappa a colori non ha neppure il bianco e Draghi è fiducioso per il futuro: «Se avanti così altre riaperture».
Il Bel Paese è alle "prove generali" di ripartenza, con la speranza che questa sia la volta definitiva.
In zona gialla troviamo gran parte delle regioni:
Abruzzo
Campania
Emilia-Romagna
Friuli Venezia-Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Molise
Piemonte
Toscana
Umbria
Veneto
Province autonome di Bolzano e di Trento (Trentino Alto-Adige)
Puglia
Basilicata
Calabria
Le Regioni in zona arancione da lunedì 10 maggio:
Sicilia
Sardegna (con proteste in diverse zone delle due regioni)
Valle d'Aosta (diventa arancione dopo essere stata l’ultima ad essere rossa)
La zona gialla da lunedì 10 maggio
Si devono sempre rispettare le norme approvate dal Governo Draghi lo scorso aprile, per cui le restrizioni principali riguardano soprattutto gli spostamenti. In primis resta sempre il coprifuoco dalle ore 22 alle ore 5 del giorno successivo, anche se una revisione dell'orario potrebbe avvenire dalla prossima settimana. In zona gialla è possibile spostarsi all'interno del comune, tra comuni diversi e tra regioni dello stesso colore. Si può fare visita ad amici e parenti in non più di quattro persone, più i minorenni e le persone con disabilità o non autosufficienti. Dal 26 aprile hanno riaperto i ristoranti a pranzo a cena, ma solo le attività che hanno la possibilità di servire la clientela all'aperto. Hanno riaperto anche cinema, teatri, mostre, attività sportive. Mentre restano ancora chiuse le palestre e le piscine.
La zona arancione da lunedì 10 maggio
Gli spostamenti sono permessi dalle 5 alle 22, autocertificazione per uscire dal proprio comune. Scuole aperte, ma licei e istituti tecnici in Dad almeno al 50 per cento. Per bar e ristoranti asporto dalle 5 alle 18 senza restrizioni. Sono chiusi tutto il giorno, consentito l'asporto. Aperti invece i negozi, i parrucchieri e i centri estetici. Consentito lo sport non di contatto come il tennis.
Per quanto riguarda il mondo della scuola, dal 26 aprile scorso, e fino alla fine dell'anno scolastico, si va in classe, anche nelle scuole superiori (le secondarie di secondo grado). In zona gialla e arancione dal 70% al 100%. Per quanto riguarda l'università, fino al 31 luglio nelle zone gialle e arancioni le attività si svolgono prioritariamente in presenza.
Insomma, pur mantenendo sempre un occhio vigile sul tasso di contagiosità in Italia e sui ricoveri nei reparti di Rianimazione degli ospedali, l’Italia si cimenta nelle prove tecniche di ripartenza. Non è la vita di tutti prima della pandemia, ma sono tornate le cene fuori al ristorante, i film al cinema, i teatri, le persone passeggiano e si organizzano per uscire, sono tornati i ragazzi a giocare ai parchi. Il paese prova a ripartire e spera in effetti di non dover più tornare indietro da quando si allenterà la pressione da lunedì 10 maggio.
La fiducia di Draghi
A infondere anche un po’ di fiducia agli italiani è stato lo stesso premier Mario Draghi che sabato 8 maggio, nel suo intervento al termine del Consiglio europeo informale di Oporto, ha parlato di dati positivi. Sulle riaperture bisogna «calcolare bene il rischio. I dati sono abbastanza incoraggianti e se l'andamento dovesse continuare in questa direzione, la Cabina di regia procederà ad altre riaperture. È importante essere graduali, anche per capire quali riaperture avranno più effetto sui contagi e quali meno», prosegue Draghi. Osservato speciale resta il turismo perché «gli aeroporti sono luoghi dove i contagi possono succedere. Quindi bisogna rinforzare i controlli negli aeroporti. Questo non vuol dire chiudere: vuol dire riaprire ma farlo con la testa».
«Come credo la maggior parte degli italiani voglio riaprire, voglio che le persone tornino fuori a lavorare, a divertirsi, a stare insieme, ma bisogna farlo in sicurezza cioè calcolando bene il rischio» e allora Draghi conclude con un appello all’Europa perché si faccia in fretta per sul Green Pass Ue, il certificato verde, per avere un modello europeo su cui confrontarsi per la misure turistiche.